ENI non molla sulla trasparenza, e continua a non pubblicare lo studio conclusivo sulla sismicità e la geochimica in Val d’Agri, studio triennale svolto con l’INGV. In aggiunta nonostante negli ultimi mesi l’avv. Bellizzi con Mediterraneo No Scorie sia ricorsa anche alla commissione accesso atti amministrativi della Presidenza del Consiglio, e rimanendo il solo TAR a disposizione visto che anche il difensore civico della Regione Basilicata non può nulla, INGV ed ENI hanno risposto a Mediterraneo No Scorie e a Cova Contro rispedendoci, e facendo credere che ENI fosse disposta a concedere tutto, le relazioni già in nostro possesso da oltre un anno e pubblicate tempo fa su questo sito. Dinanzi questa presa in giro, non solo la nostra azione continua ma a questo punto, ed in vista della conferenza stampa che si terrà a Potenza la prossima settimana su questo tema, riprendiamo la nota vicenda, che si è conclusa sulla carta con uno studio di 300 pagine che sembra sparito nel nulla per INGV, coperto invece da segreto industriale per ENI.

scorcio del Pertusillo – luglio 2016

Nel 2013 ENI ed Ingv firmano un protocollo mai pubblicato per intero, ove Ingv si impegna a rispettare la proprietà di ENI sui dati derivanti dallo studio e sulle metodiche di studio impiegate. Un contratto di fornitura servizi tra un ente pubblico ed un privato a partecipazione pubblica non viene pubblicato e non compare neanche nei rendiconti finanziari consultabili: il valore dell’accordo eni-ingv è 1.113.000 mila euro.

Ignoti i criteri di selezione dei ricercatori ingv coinvolti nel progetto, la responsabile scientifica del progetto dal lato Ingv è un ex dirigente del pd, pubblicamente favorevole alle trivellazioni in Italia ed in Basilicata, nonchè assidua frequentatrice di riviste e conferenze specializzate nel settore petrolifero. Dal lato eni a firmare il protocollo Val d’Agri sono stati  Lisandrelli ed Angelini, due tra i funzionari Eni arrestati e sospesi dalla compagnia stessa nell’ambito della Trivellopoli lucana perchè alteravano i codici dei rifiuti e le analisi mentre al telefono sghignazzavano sulla pelle dei Lucani.

Ad oggi nonostante siamo in possesso di due relazioni scaturite da questo protocollo, e che sotto alleghiamo, completamente ignota e mancante nelle relazioni, è la parte dello studio sulla geochimica delle falde/sorgenti della zona, nonchè completamente ignorata la questione della sismicità innescata, ossia di come i micro-terremoti causati dalle attività petrolifere possono innescare la grande sismicità naturale della zona. La Regione Basilicata doveva pubblicare le relazioni sotto allegate, ma ad oggi solo grazie ad un consigliere comunale di Montemurro, Antonio Santomartino, siamo riusciti a recuperare dal Comune di Montemurro le due relazioni annuali sotto riportate. Cosa dicono?

La prima relazione, trattata da noi già nel 2015, dice che: “nel 65% dei terremoti rilevati tra il 2001 ed il 2013 la rete Eni rilevava un ipocentro molto più profondo rispetto a quello individuato dall’Ingv ” (probabilmente per indebolire la tesi della diretta correlazione tra re-iniezione e sismi – la prima più superficiale ed i secondi più profondi, ndr ) il quale riporta che “la sismicità era praticamente assente prima delle re-iniezione” e si ricollega spazialmente e temporalmente al pozzo Costa Molina 2 ( CM2 ) e la correlazione è strettamente riconducibile alla pressione di iniezione. Stando all’Ingv i liquidi re-iniettati a Montemurro si spostano velocemente lungo una faglia mai censita sino ad oggi. Praticamente l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia scrive che si sta re-iniettando alla cieca, senza conoscere l’esatta conformazione del sottosuolo e solo nei successivi step della convenzione si sarebbe potuto approntare la modellistica di migrazione dei fluidi sottoterra. I dati in questione, in seguito li avrebbe forniti ENI.

Lo strano ruolo dell’Ingv: controllore o consulente di Eni? Ingv conclude la prima relazione dicendo che: ”la re-iniezione dei fluidi possa essere in futuro prevedibile ed armonizzabile” ossia invece di bloccare la re-iniezione che già causa sismi da 8 anni in un’area fortemente sismica, fino ad avvenuta ed imparziale conoscenza delle faglie sottostanti CM2, il controllore dice al controllato di proseguire tanto il tutto staticamente è prevedibile, armonizzabile e gestibile. Nessuno parla di principio di precauzione, o di lacune conoscitive fondanti e vincolanti, o di impatto ambientale non prevedibile o mitigabile, o di tutela dei corpi idrici dai fluidi di scarto prodotti da Eni. L’Ingv parla solo di sismicità indotta, quella innescata spaventa ed è meglio non parlarne. Nell’incertezza per l’INGV si può proseguire.

L’Ingv ha visto più del doppio dei terremoti della rete Eni. L’Ingv scrive che Eni re-inietta con forze anche superiori a 10 megapascal, quindi oltre mille tonnellate per metro quadro, una forza notevole per volumi d’acqua, di strato, che supera diverse volte il quantitativo riferito da Eni, infatti in alcuni periodi si sono superati i 2100 mc tanto decantati. Ed ecco che dal contradditorio Eni-Ingv, basato sul periodo febbraio-ottobre 2014, viene fuori che il catalogo sismico del secondo ha il doppio degli eventi registrati da Eni, infatti la rete di monitoraggio sismico di Eni non solo è obsoleta ma sarebbe una rete industriale che si attiva solo in concomitanza con la re-iniezione o comunque se azionata. L’Ingv mette in campo una rete molto più avanzata di quella Eni e vede fenomeni che Eni pare non registri: addirittura in un giorno preso a campione per il contraddittorio, il 23 aprile 2014, le reti non di proprietà Eni registrano 25 eventi sismici nella zona, Eni 2. Come mai si parla solo della microsismicità e non della stimolazione verso quella grande, ossia quella innescata, pericolo verosimile in Val d’Agri? Come mai si preferisce fare una semplice ed arbitraria convenzione e non invece assoggettare studi come questo a V.I.A. o a modifiche sostanziali dell’AIA del centro oli di Viaggiano, obbligando così gli studiosi Ingv non solo al confronto con le popolazioni ma anche al rispetto della legge in materia? Perché non si citano mai le leggi che avrebbero tutelato l’area, come la D.M. del 4/2/77 oppure il principio di precauzione? Possono gli scienziati, nonostante la loro preparazione, ignorare le leggi? Come può un ente scientifico come l’Ingv esprimere un parere quasi politico dicendo in soldoni- andate avanti con la re-iniezione – nonostante non conosciamo ancora il sottosuolo e gli equilibri di forze al suo interno?

 LA SECONDA RELAZIONE ed il ravvedimentio dell’Ingv? Ingv nella relazione del 2015 rivede la conformazione delle faglie rispetto l’ultima relazione e nel farlo esclude che la re-iniezione petrolifera possa causare terremoti in profondità che secondo l’Ingv sono da definirsi di esclusiva origine tettonica ( il fondo del pozzo CM2 è stimato ad 8,6 km ). La re-iniezione a Costa Molina 2 sta causando micro-terremoti a ridosso di faglie molto pericolose ma Eni ha sempre il pallino in mano: i microterremoti seguono le volontà di Eni, ossia se Eni re-inietta prima o poi il microterremoto arriva, come risposta alla re-iniezione e se si re-inietta di più rispetto al solito o con maggiore pressione, il microterremoto può essere più forte o spostarsi rispetto al solito ipocentro. Le acque di strato re-iniettate pare finiscano tra rocce carbonatiche ed evaporiti triassiche, quelle carbonatiche sono calcaree, quindi fragili e porose, quindi facilmente saturabili e frantumabili da parte di liquidi iniettati ad altra pressione e potenzialmente corrosivi – insomma un pessimo contenitore per pessime acque. 

Tanti numeri ma nelle parole c’è l’inganno. Cambia il tono tra le due relazioni dell’Ingv. La seconda diminuisce dialetticamente il rapporto diretto, il nesso di causalità, tra le re-iniezione ed i terremoti, arrivando a dire che solo il terremoto del 31 agosto 2014 delle ore 8:27 ha avuto come ipocentro il fondo del pozzo quindi chiaramente ascrivibile ad esso. Si è passati da centinaia di micro-terremoti causati dalla re-iniezione a poche decine per un ristrettissimo arco di tempo: colpa dell’Ingv che ha volutamento ristretto la visuale per sminuire la portate del fenomeno. Un dato allarmante è non sapere oggettivamente quale sia la reale quota del fondo pozzo di CM2. Eni lo sa, perchè altrimenti Ingv non avrebbe avuto i mezzi e gli esperti per determinare tali dati e dinamiche, infatti gli esperti di geodinamica e gli utilizzatori di modellistica 3D sono tutti privati, molti in quota Eni ed Ingv nell’organico non ne ha, se non borsisti esterni o specializzandi last minute in materia e quindi quale precario si metterebbe contro Eni?

il COVA di Viggiano – 2016

L’Ingv dice che la microsismicità indotta era più forte agli inizi della re-iniezione, quindi dal 2006 al 2014 mentre oggi è visibilmente diminuita, almeno dal 2015, il motivo però del presunto calo non viene spiegato chiaramente. Lo studio finisce così, con un finale che sa di marketing filo Eni. Spariti i suggerimenti della precedente relazione, oggi Eni torna ad autocontrollarsi con la sua rete sismica obsoleta ed industriale, non scientifica come diceva Ingv nel 2014,  ed Eni ha speso 1.113.000 euro per non pubblicare gli esiti: chi investe per conoscenze da non pubblicare? Semplice, chi vuole nascondere o lucrare. Oltre un milione di euro ( ignote le retribuzioni specifiche per il personale in quota Ingv ) per non dirci se la re-iniezione ha contaminato i corpi idrici, per non dirci dove finiscano le acque di scarto, per non dirci come reagisce chimicamente la roccia carbonatica ai rifiuti industriali corrosivi re-iniettati ad oltre 10 megapascal, per non dirci se le polle della Prof.sa Colella possono essere una risalita di questi rifiuti re-iniettati e soprattutto per non dirci i concreti rischi di stimolare un grande terremoto, o per non dirci come è realmente fatto il giacimento della Val d’Agri – tutto top secret con il culo dei silenti Lucani.

Ad oggi Ingv si rifiuta ancora di darci addirittura il testo completo del protocollo tra Eni ed Ingv, ossia di un’assegnazione lavori ad un ente pubblico. Ignota è la mappatura geochimica della zona, quello che forse spaventa Eni più del terremoto, ossia l’inquinamento, anche perchè Eni in un abstract del protocollo a noi giunto, dimostra di avere le idee chiare, ossia che terremoti piccoli e grandi potrebbero far migrare i liquidi ( compresi i loro, quelli sotto indagine della procura – ndr ). Eni ha proposto, ed Ingv si è concessa: comprato il silenzio della scienza, firmando un protocollo illegale. Eni non è proprietaria della Basilicata nè dei lucani, così come Ingv non è ormai un ente terzo.

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.