L’Arpab non ha mai avuto, non ha, e neanche nel medio termine avrà: i mezzi, le competenze e la libertà politica di monitorare seriamente l’ambiente.

Partiamo dall’ottimo servizio di Mariolina Notargiacomo ( DiTraverso – laNuova tv), un servizio che riassume appieno l’inutilità di Iannicelli e della sua Arpab: il direttore che all’anno ci costa oltre 100mila euro, non solo viene a sapere della fiammata del COVA dalla giornalista ma dopo diverse ore dall’evento ancora non ha una spiegazione completa ed ufficiale del fenomeno e Iannicelli per spiegare il fenomeno ricorre alla metafora dello “spazzacamini”.

Il video della Nuova ha una una valenza legale enorme, infatti noi l’abbiamo girato alla magistratura ed alla commissione eco-mafie, e si incastra alla perfezione con i verbali di deposizione dei dirigenti/tecnici Arpa, rilasciati ad aprile c.a., quando ad arresti ancora freschi, Bratti e la sua commissione sulle eco-mafie vennero in Basilicata. Analizzare e giudicare il lavoro sia dell’Arpab che della commissione sarà il lavoro dei nostri mesi successivi, perchè tante cose non quadrano e quelle poche cose che invece quadrano portano a cattive conclusioni.

Nel verbale sotto allegato trovate uno dei capitoli “dell’orrore”: manager e dirigenti pubblici, che percepiscono anche premi di produttività oltre che condanne, ammettono parte delle colpe omettendo anche parte della verità ad una commissione parlamentare ( le cui prerogative sono alla stregua di un tribunale – ndr ) in questo verbale qualcuno ha depositato il falso e noi vi riportiamo alcuni stralci, anzi “stracci” ove ad onor del vero anche i vari onorevoli interroganti non sembrano molto preparati in materia. Il direttore Iannicelli era accompagnato il giorno dell’audizione: dall’ingegnere Auletta Maria Angelica, dall’ingegnere Mangiamele Lucia, dall’ingegner Onofrio Gennaro e dalla dottoressa Summa Lucia ( altri due dirigenti Arpab erano al bar come riportato da verbale – p. 12/60 ).

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“Un primo episodio inqualificabile ( dice Iannicelli – ndr ) è avvenuto la sera prima del mio insediamento, quando c’è stato un furto, regolarmente denunciato alla competente compagnia dei carabinieri, di tre o quattro fascicoli ( i carabinieri del NOE stanno in affito presso Arpab – ndr ). Io non conosco la natura dei fascicoli presenti nella segreteria della direzione generale. Poi, c’è stato un altro furto, con scasso, sempre negli uffici dell’agenzia, di fascicoli che riguardavano le missioni del precedente direttore generale. Le attrezzature che servono a rilevare le condizioni, anche in atmosfera, non erano manutenute. Le centraline non erano manutenute perché le gare erano scadute e non ci si era nemmeno preoccupati di fare una proroga tecnica provvisoria, con il rischio che potevano essere manomesse e che potevano essere starate. In merito, ho rilevato che il sistema non funzionava e che l’ufficio SIT ( raccolta dati ambientali – ndr ) non svolgeva questa funzione, quindi si verificava questa situazione: la faccio io questa cosa, anzi la fai tu e non la faccio io perché è competenza tua. Sta di fatto che alcune attività, come leggo sempre dalla stampa che ci informa sullo svolgimento delle inchieste giudiziarie puntualmente, non sono state fatte dai dirigenti. Questa è la verità ed è bene dirselo, senza nascondere niente. Il divario tra l’ARPA, le istituzioni e la popolazione è enorme, per cui, se vogliamo recuperare la credibilità, ci diciamo con molta umiltà che non le abbiamo fatte”( i controlli ambientali – ndr ). 

Edmondo Iannicelli
il direttore Arpab- Edmondo Iannicelli

Iannicelli ammette che sta risolvendo il problema dei dirigenti, come: “Li ho fatti ruotare. Gli undici dirigenti che ho allo stato attuale, rispetto ai 22 che c’erano prima nell’organico, sono quelli che oggi sono in servizio, meno due che hanno patologie, problemi seri e questi non vengono da mesi. L’attrezzatura è vetusta e nell’ultimo mese si è scassata quattro volte. Noi non pubblichiamo i dati. Lo dico per rispondere alla domanda perché qualcuno me lo aveva chiesto. Posso lasciare la relazione che dimostra perché non pubblicavamo i dati? In tutta onestà, molti punti e prescrizioni delle AIA non venivano effettuati“.

Iannicelli parla dell’ex direttore Schiassi: “Io non posso sparargli! Ho fatto due delibere, due diffide ed è tutto agli atti: che posso fare se non si è presentato? Gli ho fatto una diffida, ho scritto ai suoi avvocati, ho fatto una delibera e ho informato la regione e tutti quanti. Ci sono due delibere, che se vuole le lascio, dove descrivo i fatti (telegrammi, diffide e via dicendo). In questo caso parliamo non di parziale passaggio di consegne, ma di nessun passaggio di consegne!

E poi arriva forse qualche bugia sui piani di emergenza esterna del centro oli di Viggiano e a parlare è l’Ing. Onofrio di Arpab che dice: “di esercitazioni ne abbiamo fatta una e siamo intervenuti anche come ARPAB, a dicembre 2014. Abbiamo simulato, o meglio il prefetto ha simulato, un certo incidente e ci siamo fermati al primo step, cioè, se non ricordo male, al cosiddetto «stato di attenzione», in cui l’ARPAB non interviene. Replica l’on. STEFANO VIGNAROLI: “vorrei solo sapere se partecipano i cittadini perché i comunicati dicevano che non hanno mai partecipato”. ONOFRIO GENNARO, rappresentante dell’unità operativa grandi rischi industriali ARPA Potenza risponde: . ( Noi di questo si non abbiamo traccia documentale ma stiamo appurando – ndr).

Dopo viene ascoltata anche MARIA ANGELICA AULETTA, funzionario dell’ufficio certificazioni ambientali e attività tecniche ARPA Potenza: “In merito alla richiesta sulle ammine filmanti, quello che posso riferire, rispetto alle audizioni che il direttore ha avuto in questi giorni con gli uffici, è che in ARPA non c’era una metodica per la rilevazione delle ammine filmanti, che la dirigente dell’ufficio del laboratorio strumentale è riuscita a mettere a punto nel corso dell’anno 2015. Gli ultimi dati di settembre 2015, che sono stati puntualmente comunicati all’ufficio compatibilità ambientale, non hanno rilevato, in questo caso, superamenti delle ammine. Per quanto riguarda le analisi delle ammine filmanti, posso dirvi che queste vengono effettuate anche nei pozzi lungo la condotta di reiniezione. In questi casi, quasi sempre, i dati ritrovati sono stati al di sotto del limite di rilevabilità. Questo mi ha riferito la dirigente.” ( A noi invece risulta che le contaminazioni ci sono – ndr ).

E viene ascoltata anche la Dott.sa Summa:” Da allora, l’ARPAB continua a monitorare le matrici ambientali immediatamente a monte e a valle dello scarico di Tecnoparco, con periodici campionamenti in loco e analisi presso il laboratorio di radioattività ARPAB. A oggi, non sono emerse anomalie radiometriche rispetto ai valori fondamentali ( a noi invece risulta che i controlli radiometrici citati non sono stati più fatti – ndr ). Riassumendolo, per quello che è di mia conoscenza, ci sono, in tutto il SIN, superamenti relativi a quelli che possono essere afferibili a valori di fondo naturali. Con questo mi riferisco ai solfati, al ferro e al manganese. Nell’area di Tecnoparco, in passato, abbiamo trovato dei superamenti, piccoli rispetto alle CSC previste, di solventi clorurati. Per questo motivo è stato fatto un progetto consortile di messa in sicurezza delle acque di falda, all’interno di Tecnoparco, cioè venivano emunte delle acque sotterranee e periodicamente trattate e poi si verificava la conformità con dei monitoraggi periodici”. ( A nostro parere la Dott.sa Summa ha dato un quadro molto edulcorato della Val Basento dando per certi dati che non sono stati ancora confermati, anzi ci preoccupa il fatto che la preparatissima e gentile Dott.Summa abbia dimenticato il parere dell’Ispra del marzo 2014, nel quale si definivano inattendibili i dati raccolti da Arpab sulle falde – ndr )

Queste 60 pagine sono pesantissime, più per le omissioni che per l’approssimazione racchiusa in esse, mancano dei livelli minimi di assistenza nel settore ambientale ed è anche vero che Arpab dei pareri contrari alle AIA regionali li ha pur mandati ma senza risultati: questi più che tecnici sembrano guardarobieri, dinanzi ai silenzi della Regione non protestano, dinanzi alle mancanze di ENI si rivolgono comunque alla Regione che non li rispetta, e quando tutto il mondo occidentale sapeva da decenni della radioattività naturale delle acque di scarto petrolifero solo l’Arpab la scopre nel 2014. Abbiamo dirigenti Arpab indagati, condannati, ma con premi di produttività assegnati e questi dirigenti ruotano patologicamente tra i soliti uffici e le solite mansioni: a cosa servirà quindi la “rotazione patologica” della medesima minestra? Noi abbiamo fatto l’ennesima denuncia perchè non riportare ad una commissione parlamentare la reale gravità di fatti, conflitti d’interesse e negligenze tecniche è davvero grave, altro che ente tecnico, l’aggettivo sarebbe ben altro.

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.