Ne parliamo dal 2015, la vicenda giudiziaria è finita a giugno 2019 e la sentenza di archiviazione a nostro favore, la seconda, è stata notificata “solo” nel gennaio 2020. Cinque anni per non individuare neanche il vero problema.

Con Andrea Spartaco ed altri cittadini locali, trovammo materiali anomali e terreni contaminati da cobalto e berillio (oltre alla presenza di tellurio e molibdeno) nella ex cava Falbit di Ferrandina, oggi chiusa. L’azienda invece che smentirci analisi chimiche alla mano o proponendo controlli incrociati ci querelò per diffamazione. Seguendo la loro logica contorta ad aver diffamato dovrebbe anche essere stato il laboratorio che aveva trovato l’inquinamento a rigor della loro logica invece i tecnici non vennero querelati. Ma ok funziona così in Basilicata. Riceviamo la prima archiviazione nel 2018 ma Falbit si oppone e perde nuovamente. La magistratura materana giudica infondate le accuse di Falbit ma non si pronuncia sull’inquinamento da noi segnalato mezzo stampa, causa della diffamazione ipotizzata dalla Falbit e da loro smentita. A non pronunciarsi sino ad oggi sull’inquinamento sono state anche le altre controparti istituzionali informate della vicenda.

la Falbit nel gennaio 2018

Quindi: se non abbiamo diffamato allora abbiamo detto il vero? E se abbiamo detto una cosa non falsa ciò implica l’altra ipotesi di reato, ossia lo sversamento illecito di terreni contaminati estranei all’area di cava? Queste domande le rimanderemo, forti dell’archiviazione definitiva, alle autorità competenti consci del fatto che intanto la cava ha chiuso, sono stati piantati giovani ulivi nell’ambito del ripristino ambientale ma dall’alto il drone, anche a cava chiusa, denotava due anni fa una anomala e circoscritta colorazione dei terreni nello stesso punto ove trovammo la contaminazione ed il materiale estraneo ai terreni della zona (plastiche,gomma,bitume,calcinacci edili).

suoli cava Falbit – 2015

Noi non molliamo, il problema esistente, dall’alto si vede chiaramente, è stato solo spalmato, questa la nostra ipotesi supportata da un’analisi chimica ufficiale rilasciata da un laboratorio accreditato Accredia mentre nessun altra parte in gioco, pubblica o privata, ha mai esibito una analisi chimica completa come la nostra, sotto allegata e disponibile online sulla nostra pagina facebook dal 2015. Arpa Basilicata intanto resta una delle poche arpa italiane a non avere un piano di monitoraggio per le cave: la storia giudiziaria degli ultimi 4 decenni ci insegna che le cave sono state spesso tramutate in discariche ma in Basilicata questo sembra non essere un rischio neanche potenziale.