Qualcosa non torna nelle valutazioni del CROB: contraddizioni, lacune, troppa politica e poca trasparenza da parte dell’Airtum.
di Giusy Puppo, Giorgio Santoriello
La politica non vuole dei registri tumori funzionanti e funzionali? Un mese fa il marito del “moloch rosa” del PD, Anna Finocchiaro, è stato condannato a nove mesi di reclusione, con sospensione della pena, per l’appalto relativo all’informatizzazione dell’ospedale di Giarre. Melchiorre Fidelbo ricevette in affidamento diretto un appalto da 350 mila euro, aggiudicato alla Solsamb srl, azienda da lui amministrata. Lo stesso Fidelbo due mesi prima della condanna è stato nominato nel CDA dell’Airtum, ma al momento si è auto-sospeso come riporta il sito dell’Associazione. La stessa Associazione – Airtum – ad oggi, purtroppo, è priva di un codice etico, nonché di determinati obblighi di trasparenza che minano la credibilità degli accreditatori, esposti in questo modo a potenziali influenze politico-lobbistiche.
Il registro tumori lucano accreditato da Airtum, ma nessuno se n’è accorto. L’Airtum inizia ad assomigliare sempre più al CROB di Rionero e la cosa è preoccupante: proprio noi siamo stati tra i primi a denunciare le lacune del CROB e l’importanza dell’accreditamento Airtum per il registro tumori lucano, ma pare che la politica stia già sviluppando i suoi anticorpi alla popolare richiesta di trasparenza ed imparzialità del dato epidemiologico. A guardar bene, l’accreditamento, avvenuto durante la XX riunione annuale AIRTUM, aprile 2016, arriva proprio mentre la Basilicata è travolta dall’inchiesta della DDA potentina sullo smaltimento illecito di rifiuti al Centro Oli di Viggiano e chissà perché passa in sordina sui media regionali.
Accreditato il finto registro, allora finti anche gli accreditatori? Ad oggi sono tanti gli interrogativi sull’accreditamento del Registro Tumori lucano: risulta anomalo che sia l’unico registro su base regionale dove venga omessa l’indicazione ICDX delle neoplasie indagate, di modo tale da non poter riscontrare in modo attendibile le patologie cercate.
Ad uno sguardo più attento, confrontando i dati di incidenza tabulati per la Basilicata ed il Veneto, per esempio, si osserva che il Registro Tumori lucano non considera per i maschi il tumore dell’ano, e per le donne il tumore della placenta per non parlare di chi riceve diagnosi e cure extraregionali quindi non censiti per motivi di privacy. Solo per la Basilicata poi, le tabelle di incidenza riportano la voce “miscellanea”
non presente in altri registri tumori regionali. Nelle linee guida espresse da Airtum si legge testualmente che: <<Le procedure di accreditamento garantiscono il livello scientifico dei dati pubblicati da un Registro tumori e di ogni materiale inviato in più ampi studi collaborativi. >>. E’ lecito chiedersi quale sia davvero il livello scientifico dei dati viste le evidenti lacune evidenziate anche in sede di visita ministeriale come vedremo dopo.
Come risulta dalla scheda di presentazione sul sito Airtum, il Registro Tumori lucano ha come obiettivo la conoscenza e lo studio delle malattie neoplastiche e la valutazione degli screening regionali attivi. Perché si trascura ogni attività inerente i dati di: sopravvivenza, prevalenza, mortalità, nonché l’analisi epidemiologica presenti invece negli altri registri regionali tra cui Veneto e Friuli Venezia Giulia? Quali sono le azioni che il Crob di Rionero in Vulture porta avanti per fornire gli indicatori epidemiologici? Quali sono le attività di ricerca del Crob connesse all’epidemiologia analitica sulle cause delle malattie neoplastiche? Vale la pena osservare che molti registri regionali ( Umbria, Veneto, Friuli Venezia Giulia) sono finanziati dalla regione stessa, non si può dire invece la stessa cosa per la Basilicata.Quanto vale davvero la salute e la vita di un lucano per la politica regionale che dal 2000 ad oggi (sono passati 16 anni) non ha finanziato né contribuito-così come risulta dalla scheda Airtum-il registro tumori? Il Crob di Rionero è davvero un centro di eccellenza se nulla dice della prevalenza, della mortalità e della sopravvivenza?
La ricerca monca ma sempre promossa dal ministero. Intanto il carattere di alta ricerca scientifica e cura (irccs) viene sempre confermato dal 2008, ma degni di lettura sono i verbali ispettivi del ministero della salute, e noi vi proponiamo in allegato sia l’ultimo, quello del 2015 che il penultimo, avvenuto nel 2012. Preoccupante è che nel 2015 si punti molto alla collaborazione con la fondazione Basilicata Ricerca Biomedica, oscuro e potente organo politico-scientifico di dubbia composizione e libertà d’azione su cui abbiamo già scritto e che guarda caso, ha sede proprio presso il Crob. Pochissime le pecche individuate nel 2015, una montagna di complimenti da parte della commissione ministeriale, ad eccezione della bassa competitività del Crob nel settore privato ma tutto sommato è secondo gli ispettori un’ottima realtà, con margini di crescita e miglioramento, ma pienamente degno del titolo di irccs. Sedici pagine di relazione, neanche un rigo sulla raccolta del dato epidemiologico, mai citato il registro tumori.
Nel 2012 con ispettori diversi la visita evidenziò lacune importanti. Infatti con componenti diversi, nel 2012 la visita andò diversamente. La commissione del 2012 mise a verbale contraddizioni, promesse e premesse contraddittorie, inattuate o insufficienti. Innanzitutto nel 2012 il Crob era “sede operativa per le neoplasie alla tiroide” ma Galasso nel 2015 in sede di audizione regionale disse che il centro endocrinologico di Pisa non “gli mandava i dati sulle tiroidi” e sempre nel 2012 viene riportato dal verbale che nel 2010 la dgr 365 affidava al Crob il compito della prevenzione oncologica, prevenzione di cui non vediamo traccia alcuna soprattutto nelle video-dichirazioni dello stesso responsabile del registro, Rocco Galasso. Nel 2008-11 compaiono alcuni progetti di ricerca del Crob finanziati da privati non specificati. La commissione nel 2012 sottolineò anche l’eccesso di precari ed addirittura un borsista usato come fund raiser più che per l’attività sanitaria.
Nel 2011 quasi due terzi dei ricercatori non avevano pubblicato nel corso dell’anno, pochi i ricercatori locali e”mai in posizione di rilievo” nonché forte era la perplessità della commissione sulla condotta eterodiretta del Crob da parte del San Carlo. Precario ed inesperto il grosso del corpo di ricerca e poche collaborazioni esterne, quasi inesistente la ricerca di base svolta localmente. Praticamente nel 2012 la commissione ci disse che il Crob era un po’ scollegato dalla realtà regionale, ma sulla qualità del registro tumori non si espressero. L’Airtum ha accreditato un registro fortemente incompleto, poco chiaro, non georeferenziato ( il tumore contratto per cause lavorativo-ambientali tiene conto dell’indirizzo di residenza del malato ) e non calcolate o censite sia intere categorie oncologiche, sia i lucani che vanno a curarsi fuori, sia le recrudescenze, per non parlare dei mancati studi tossicologici sui fattori ambientali presenti in Basilicata.