C’è l’ambientalismo di Eni, quello di Renzi, quello di Legambiente e quello di frontiera o di periferia. I primi tre tipi sono soliti frequentarsi tra loro nei palazzi del potere e nei salotti mediatici a differenza dell’ultimo tipo che viene ostracizzato dai massmedia, nonostante quest’ultimo raccolga dati, testimonianze, proposte e minacce. Spesso i primi tre tipi di ambientalismo si prendono i meriti e le idee di chi lotta in periferia, oppure si organizzano per esautorarlo o controllarlo. A volte i big dell’ambientalismo si prendono anche i meriti delle piccole associazioni di periferia…come successo con Legambiente.
Pochi giorni fa sono rimasto allibito ed amareggiato nel leggere che: “…Eni, azienda sotto processo per disastro ambientale in Val d’Agri (grazie ad un nostro esposto in cui abbiamo chiesto l’applicazione della legge 68 sugli ecoreati che ha portato all’arresto dell’allora responsabile del Centro oli di Viggiano).” Le associazioni lucane denunciano gli scempi ambientali di Eni dagli anni ’90 con esposti periodici, corredati di foto, nomi e coordinate e poi il merito sarebbe di Legambiente? Legambiente si vanta di essere la promotrice della legge Renzi sugli ecoreati, la legge n. 68 del 22/05/2015. Ma il lobbista fiorentino autore dello Sblocca Italia poteva mai fare una legge vera sugli ecoreati dopo aver per giunta sciolto il Corpo Forestale dello Stato? Scioglimento che tutto sommato non ha mica portato Legambiente a stracciarsi le vesti in piazza per protestare massicciamente e ripetutamente contro l’annessione del CFS ai carabinieri.
Legambiente non dice che nelle procure fioccano le denunce per disastro ambientale ma le stesse non hanno le risorse per appurarli e perseguirli, Legambiente non dice che con la nuova legge Renzi il danno ambientale è diventato da reato di pericolo (più semplice da perseguire) a reato di danno, quest’ultimo molto più difficile da dimostrare per le procure ed i loro CTU, i quali dovranno prima della scienza stabilire nessi di causalità e dinamiche con costi e tempi enormi per le procure e le vittime. Infatti nonostante l’introduzione di questa norma soprattutto i colossi industriali continuano ad inquinare come prima e ad omettere le bonifiche come prima impunemente. La vera riforma non era aggiungere nuovi reati (già il codice penale e quello ambientale prevedevano numerosi anni di reclusione e l’arresto per chi attentava alla salute pubblica) ma dare alla magistratura ed alle forze dell’ordine più mezzi e risorse per contrastarli sul campo e soprattutto aumentare la collaborazione con le sentinelle locali, quei comitati e quelle associazioni che poco frequentano il Parlamento ed i palazzi del potere, come Legambiente, ma che si sporcano le scarpe in prima linea lontano dai riflettori, raccogliendo dati e testimonianze.
Legambiente Basilicata ha preso soldi dall’accordo Eni – Regione Basilicata e tolto qualche comunicato stampa cosa ha fatto mentre cementificavano il Basento e la costa metapontina, avviavano Tempa Rossa, o Tecnoparco e Cova di Viggiano lavoravano e lavorano con finte norme ed AIA scaduta, ampliavano la Semataf, o mentre nel Metapontino l’acqua non era potabile, o per denunciare le magagne di Sogin in Trisaia? Un plauso quindi a Legambiente che nei circoli lucani non solo è inesistente ma patteggia per la politica locale (basti vedere i nomi degli invitati ai convegni locali, per esempio Achille Palma di Arpab-ndr) delegittimando anche il nostro lavoro di analisi ambientale sul campo. L’ambientalismo di Legambiente Basilicata consiste nel non disturbare il sistema politico infatti da sempre sono vicini al PD lucano infatti per loro basta organizzare passeggiate e pulizie delle spiagge oppure, per Legambiente nazionale una volta all’anno, campionare con Goletta Verde l’acqua della costa a centinaia di metri dalla battigia per ricercare solo due parametri nonostante tutti i soldi che incamerano.
L’ambientalismo di regime di Legambiente traspare anche dai nomi degli invitati ai loro incontri recenti, come l’ultimo nella locandina allegata, ove a partecipare ci sono i “lobbisti mutanti” come Ermete Realacci sostenitore dello Sblocco Italia e di Tempa Rossa, e Chicco Testa, il lobbista perfetto che ha usato il finto ambientalismo per farsi la carriera nell’industria a supporto anche del nucleare in Basilicata! E che dire della presenza di Sergio Costa e delle porcherie passate sotto il suo ministero o dello scempio incompiuto che ha lasciato in Campania?
Sarebbe bello confrontarsi in pubblico con Legambiente locale e nazionale, almeno la gente potrebbe ragionare sul finto ambientalismo da salotto a fronte di gente che in chiave locale ci rimette l’anima e la tranquillità personale.