L’assessore all’Ambiente della Regione Basilicata, Berlinguer, durante l’ultimo Consiglio Regionale del 6 maggio scorso ha affermato che l’attuale giunta vuole riformare l’Arpab, probabilmente perché le conseguenze di anni di strumentalizzazioni ambientali sono diventate oggi un dubbio atroce che non trova risposta.
Cosa è successo in Basilicata dal 1997 ad oggi?L’assessore Berlinguer ha detto che l’Arpab non ha le risorse per fronteggiare tutte le emergenze. Non ha soldi e risorse umane, perché? Per quale motivo la Regione Basilicata ha speso per decenni soldi in strampalati progetti formativi, consulenze, premi di produzione per i dirigenti che lasciavano buchi a 7 zeri, creavano incubatori d’impresa che in realtà incubavano amici, sdoppiavano le competenze degli enti per crearne di nuovi e l’Arpab tutto sommato rimaneva la stessa dal 1997?
Dal pecorino al petrolio. In Basilicata, come disse il direttore dell’Arpab, Raffaele Vita, in un fuori onda su Corriere.Tv, intervistato da Antonio Crispino: “Siamo passati dal pecorino al petrolio”, conservando la stessa struttura di controllo. Ad undici mesi di distanza dall’intervista shock, il direttore Vita intervistato recentemente dal Quotidiano della Basilicata dice di volere lasciare l’incarico perché l’Arpab non ha l’indipendenza economica e gestionale che meriterebbe: il motivo? Il Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata, “tutore legale” dell’ente. Comunque sia per Vita, l’Arpab ha avviato un nuovo percorso di innovazione e trasparenza, numerosi i riconoscimenti extra-regionali (quali?), che tuttavia non valgono i sacrifici personali fatti dal direttore, oramai logoro, che andrà via con la “coscienza a posto”. La gente libera ed incazzata di Basilicata deve sapere che il direttore Vita va via dopo soli tre anni, perché probabilmente ha capito che conviene salvarsi prima della tempesta, annunciata dai reiterati ed insopportabili ritardi nella comunicazione dei dati ambientali, tempistica e modalità che collocano l’Arpab tra i migliori enti ambientali del Terzo Mondo.
E allora, prima che Vita vada via abbiamo qualche domanda da fargli. Direttore Vita dove sono i dati richiesti dalla professoressa Colella e da Mediterraneo No-Triv sui campionamenti idrici e sedimentologici dell’invaso del Pertusillo relativamente al 2013? Dove sono i dati sullo stato del Fiume Agri e relative sorgenti-affluenti per il 2013? Dove sono i dati aggiornati sulle emissioni in aria, falde e suolo relativamente ai 26 pozzi produttivi ed ai due centri oli funzionanti in Basilicata relativamente al 2013? I piani di zonizzazione a cui dovevate (insieme alla Regione) provvedere da anni, che fine hanno fatto? Le falde della Val Basento come stanno ad oggi se le ultime analisi risalgono, in maniera parziale, al 2012? E la Valle del Sauro? Avevate detto che gli errori ed i ritardi della Val d’Agri non sarebbero stati ripetuti, invece ad oggi nessuno monitora le attività della Total in Valle del Sauro, ed Arpab tace anzi rilancia, preferisce pubblicare per intere settimane sulla sua homepage i dati sulla diffusione dei pollini di castagno, oppure pubblicizzare le sue operazioni marketing nelle scuole, quando ha centraline fuori-uso per interi semestri e centinaia di campioni persi per strada. In Basilicata non abbiamo panoramiche aggiornate anche per quanto concerne le attività economiche meno impattanti, come l’agricoltura. L’Arpab non dice qual è la reale contaminazione da nitrati di derivazione agricola, tanto meno si esprime sui monitoraggi fito-sanitari. Manca un piano di contenimento della clorizzazione delle acque potabili, mancano i monitoraggi estesi ed aggiornati sull’area di Tecnoparco, che non emette solo su acqua e suoli ma anche nell’atmosfera, mancano i controlli per tante altre aree industriali dismesse e per le discariche, manca un serio ed indipendente monitoraggio della radioattività, le diossine sono un handicap, il “bianco ambientale” lo avete dimenticato per strada. Manca la cultura del controllo e della trasparenza, e Vita addirittura si vanta di ciò che neanche l’ultima Commissione Parlamentare d’inchiesta del 2012 sui rifiuti in Basilicata ha trovato, denunciando in Basilicata: ”la refrattarietà ad ogni tipo di controllo, alla stregua di una terra di nessuno”.
Accessorio o capro espiatorio? Su 120 dipendenti, 20 sono tecnici di laboratorio, il resto sono amministrativi. Un rapporto che forse è parte del peccato originale? L’Arpab dovrebbe monitorare tutto l’ambiente lucano: dalla radioattività generale, alla concentrazione dei pollini, dai campi elettromagnetici, all’epidemiologia ambientale (quest’ultima ignorata per evidenti interessi economici in ballo), in una regione ove da anni si innestano attività impattanti in ecosistemi delicati. L’Arpab poteva essere la punta di diamante nello studio dell’ambiente, poteva essere la vera guardiana del territorio lucano, invece qualcosa o qualcuno ha voluto che fosse solo un accessorio marginale e sacrificabile, o forse un capro espiatorio. Centinaia le urgenze sparse sul territorio regionale, dalla radioattività oltre la soglia naturale di suoli ed acque, su cui ritorneremo, agli idrocarburi nelle acque potabili, fino alla falde contaminate anche fuori dai perimetri SIN: i reati ambientali esplodono, qualche volta si acciuffa l’esecutore, ma i mandanti mai e quando condannati per reati ambientali fuori regione, qui in Basilicata tornano comunque a fare affari e discariche, oppure a riempirci le strade di autocisterne da 20 tonnellate.
E l’autonomia? L’Arpab fu istituita con L.R. n.27 del 19 maggio 1997, modificata dalle successive L.R. n.13/1999 e 11/2006. E’ un ente di diritto pubblico di supporto alla Regione Basilicata, con propria autonomia tecnico, giuridica, amministrativa e contabile, tutto il contrario di ciò che Vita dice nella sua intervista-epitaffio. L’Arpab ad oggi è davvero autonoma? Se i direttori sono nominati dalla politica, i soldi vengono solo dalle casse regionali pompate dal petrolio, ed essa è un ente strumentale neanche mai valutata da organismi di valutazione terzi, quindi qual è la reale credibilità di un ente che non rispetta il suo statuto fondativo? I dirigenti e le posizioni organizzative, complesse e non, presenti nella pianta organica di Arpab sono mai state valutate da un O.I.V? Quanti premi di produzione sono stati assegnati ai funzionari Arpab sino ad oggi? Quali sono stati gli obiettivi da raggiungere in questi anni? Ma l’Arpab non è un organismo indipendente o terzo, ed il direttore Vita mostra una strana fretta nell’irremovibilità della sua decisione: “Vado via e non rimango neanche per tutto l’oro del mondo”. Sarà perché in Basilicata ha capito che sotto i piedi non c’è l’oro ma altro, e la fretta del direttore ricorda la fretta di Veolia nell’uscire dalle quote di Tecnoparco. Scappano perché hanno perso il controllo della situazione e prevedono scenari difficili? Al Crob l’ardua sentenza.
L’INTERVISTA A RAFFAELE VITA: http://www.corriere.it/inchieste/oro-nero-che-italia-rende-poveri/66d3009e-d108-11e2-9e97-ce3c0eeec8bb.shtml
Fonte: http://basilicata.basilicata24.it/cronaca/larpab-ostaggio-poteri-forti-13932.php