Total-mente inquinati: rifiuti e vasche per i fanghi petroliferi interrate, monitoraggi omessi, falde scomparse per magia e discariche aperte con semplici contratti di fitto.

Col Comune di Corleto è sempre stata una lotta a prescindere dal cognome dei sindaci, avere le carte è una crociata continua, e dopo le nostre prime segnalazioni all’autorità giudiziaria nel novembre 2015 il Comune di Corleto pubblica timidamente i primi verbali sull’inquinamento, verbali relativi alle conferenze di servizi, privi di allegati e scarni di dati. Dopo poco tempo chiedemmo al Comune oltre 40 allegati ( di cui ve ne alleghiamo la quasi totalità ) ed il Comune sino ad oggi ce ne ha trasmessi 19, ma tanto basta per capire tutto l’insabbiamento messo in campo per coprire gli impatti ambientali del progetto Tempa Rossa. Strano che agli arresti domiciliari dopo anni di magagne ci sia solo la Vicino.

Il pozzo Gorgoglione 1 ha subito una mise (messa in sicurezza d’emergenza per contenere l’inquinamento di falde o suoli) nel settembre 2014, c’era un inquinamento ufficiale da manganese nelle falde secondo Total, che rischia di spostarsi e va contenuto. Ma per conto della Total chi fa il monitoraggio delle falde al pozzo? La TRS del Gruppo Castellano, ossia lo stesso imprenditore che tiene in affitto l’Arpab a Matera e che rientra negli arresti di “Monezzopoli”, lo stesso gruppo proprietario della mega discarica Semataf, etc… insomma sempre gli stessi, ma nei documenti allegati, la Total/TRS riportano che mentre individuano i punti di innesto dei piezometri “vengono rinvenuti e demoliti dei manufatti di ignota natura”. Leggendo meglio le analisi della TRS in realtà compare anche una pesante contaminazione da ferro e da vanadio ma nessuno lo riporta. Il tutto avviene a 1000 metri sul livello del mare e a 12 mt di profondità. Per la TRS di Castellano tutto è ok e sotto controllo.

tubo pozzo idropotabile area temparossa luglio 2016 fonte andrea spartaco

Tutte inquinate le aree pozzo in Valle del Sauro ma sempre “accidentalmente”. Scorrendo tutta la documentazione c’è un “copia e incolla” che ricorre sempre: quando si rinviene contaminazione da metalli pesanti ed idrocarburi nei suoli o nelle falde, anche a 20 mt di profondità, la colpa è sempre addotta o alle vasche di ricircolo dei fanghi che venivano interrate tal quale oppure ai serbatoi di stoccaggio del gasolio che puntualmente perdevano o venivano lasciati in situ. Come per esempio per l’area di Tempa Rossa 1 ove Total/Trs escludono pericoli per l’ambiente e la salute degli abitanti ma ammettono una possibile migrazione degli inquinanti solo a causa delle piogge. L’area di Tempa Rossa 1 per esempio necessitava di interventi ambientali già dal 2001, da quando la concessione era ENI eppure dopo oltre 14 anni noi abbiamo rinvenuto scarichi abusivi industriali e pesanti contaminazioni da idrocarburi, metalli, fenoli e solfati nei pozzi della zona.

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I contratti di locazione per inquinare i terreni e poi scappare cambiando società. E poi ci sono le due discariche abusive di fanghi petroliferi, situate entrambe a Corleto, che ricoprono un’area complessiva di oltre 27mila mq, denominate SITO A e SITO B, delle quali una delle due stranamente dissequestrata di recente senza bonifica. Negli allegati emerge come lavorava la Total Mineraria spa ( dalla quale la Total Italia attuale prende sempre le distanze ): siglavano semplici contratti di affitto, sulla carta wp_20160909_17_41_22_protrentennali ma che in realtà a fronte di un unico versamento di 11 milioni di lire nel 1990, duravano assai meno e duranti i quali Total mineraria e le sue sub-appaltatrici mettevano per iscritto che: “ora e per allora“, ogni danno si intendeva saldato a fronte di quell’unico versamento che era anche l’unico canone di affitto versato complessivamente per tutta la durata del contratto. Nel contratto che vi alleghiamo, regolarmente registrato, nero su bianco, Total mineraria scrive che sul terreno potrà finirci di tutto, inclusi rifiuti petroliferi e di altra natura, praticamente con un contratto di fitto che qualsiasi agricoltore potrebbe stipulare, si autorizzava una discarica speciale senza che il locatore avesse in futuro più alcuna pretesa economica. Addirittura anche il Ministero dell’Ambiente, Regione Basilicata ed il Corpo Forestale di Potenza diedero parere positivo alle discariche “improvvisate” allegando come al solito prescrizioni che dopo nessuno avrebbe fatto osservare. Era il 2008 quando il NOE di Potenza comunicava questi dati con “somma urgenza” ma il contratto era del 1990.

Fanghi di perforazione petrolifera: ecco alcuni dei veleni usati in Basilicata

Total ammette l’assurdo: non conoscono la composizione dei fanghi da loro usati. In una nota integrativa al piano di caratterizzazione del pozzo TR1, Total afferma prima che la composizione dei fanghi/additivi utilizzati è “correlata alla natura delle formazioni geologiche da attraversare in fase di perforazione”, qualche pagina dopo riporta che “le informazioni in possesso di Total E&P Italia, in relazione alla natura dei fanghi utilizzati, sono parziali in quanto non è stato possibile rinvenire l’intero programma di gestione dei fanghi”. Total precisa di aver “usato polimeri nei fanghi ma non è possibile definirne la composizione chimica“. In alcune fasi della perforazione Total dice di aver usato anche fanghi a base di cloruro di potassio: notoriamente tra i più inquinanti e vietati in alcune nazioni per i loro effetti collaterali.

documenti Total
documenti Total

Total/Trs dovevano analizzare le sorgenti a 500 mt dal pozzo TR2 ma quelle analisi il Comune di Corleto non ce le ha ancora trasmesse forse perchè nel 2013 Total/Trs e il laboratorio Ph srl di cui abbiamo già parlato anni fa, dicono di non aver trovato sorgenti anzi arrivano a dire di non aver trovato falde! Total tuttavia prosegue lo scarica-barile sulla “vecchia” Total mineraria, ipotizzando per esempio per TR1 che le vasche per i fanghi, interrate, siano sette e probabilmente non impermeabilizzate e che quindi hanno causato la contaminazione e la conseguente asportazione nel

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cedimento di una parete di scavo per lavori di bonifica – documenti Total

2012 di 1.300 mcubi di terreno, contaminato anche da idrocarburi a causa della solita perdita accidentale dei vecchi serbatoi di gasolio. Ad oggi è ignota la reale estensione dell’inquinamento nell’area del pozzo Tempa Rossa 1. Invece per Tempa Rossa 2 l’inquinamento si è esteso verso aree franose non raggiungibili neanche per i mezzi di Total&Famiglia come dimostrano le foto sui cedimenti delle pareti nei cantieri.

vasche Tempa D'Emma 1 - documenti Total
vasche Tempa D’Emma 1 – documenti Total

Stesso copione per il pozzo Gorgoglione 1: inquinato dal 2001, allora pozzo ENI, e colpa sempre delle vasche fanghi interrate e dei serbatoi di gasolio che perdono. Come per tutti gli altri pozzi non ci sono più rischi nè ambientali, nè sanitari, tanto l’analisi del rischio la fanno loro in auto-valutazione e neanche qui ci sono falde da studiare. Stesso copione per il pozzo Perticara 1, Tempa D’Emma 1 e per i siti A e B, a fasi alterne o mancano le falde, o la contaminazione è sotto controllo oppure manca ancora il raffronto di Arpab, comunque i lavori Total proseguono. Per il pozzo Tempa D’Emma 1 le foto Total confermano i nostri dubbi espressi nel 2015, ossia che una rete di tubi convogliava su terreni agricolo-pascolativi le acque meteoriche delle vasche di raccolta fanghi.

Vi abbiamo fornito una sintesi molto ristretta e divulgativa ma le omissioni, le reticenze e gli inganni che compaiono negli atti sono di una gravità inaudita, atti che con le nostre considerazioni gireremo a tutte le autorità competenti, e a tutti i livelli perchè i ritardi ed i silenzi di Arpab ed ASP nonchè della magistratura sono inaccettabili, nonchè i legami poco chiari tra controllori e controllati. Migliaia di pagine e ancora non si capisce quali bonifiche siano state terminate, se Arpab le abbia controllate e soprattutto se la realtà dei documenti corrisponda a quella del reale inquinamento dei luoghi.

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la torcia del futuro centro oli di Tempa Rossa – luglio 2016

Con la nostra attività ad oggi possiamo dimostrare decine di bugie, Total dice che non ci sono falde, noi le abbiamo trovate, fotografate ed analizzate, oppure che la contaminazione delle discariche abusive è sotto controllo, ed anche su questo a breve pubblicheremo il contrario analisi e video alla mano. E poi Tempa D’Emma, ove le foto Total coincidono con le nostre e confermano che le acque meteoriche raccolte nella vasche fanghi venivano drenate nei terreni fuori dall’area pozzo in aree agricolo-pascolative. E poi le bugie sui mancati rischi sanitari: le carni, i pozzi ed il latte contaminati da metalli pesanti, fenoli ed idrocarburi le abbiamo rinvenute proprio a ridosso del pozzo TR1, ove dicono non esistere falde/sorgenti, quando la realtà da noi documentata è fatta di scarichi, pozzi ed acque classificabili come reflui che sgorgano in aperta campagna a poche decine o centinaia di metri dall’area pozzo; strana invece l’assenza in tal senso di dati sul pozzo Gorgoglione 2. Le bugie vanno avanti ma la verità le segue.

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.