Il cambiamento doveva essere nella sostanza, nella realtà pur di prendere voti Lega e 5 Stelle imbarcano di tutto, e giù quella moralità bella a parole ma che nella realtà di una nazione corrotta, ignorante, impoverita, divisa, disinformata ed indigente non ti porta voti.
Salvini da ministro degli interni si incontra col pluriindagato e condannato Giovanni Castellano, patron dei rifiuti petroliferi ed urbani, socio di Tecnoparco e boss di discariche e lavori ambientali. Senso di vergogna? Zero, perchè chi non ha dignità ed etica quale vergogna dovrebbe provare? Come vergognoso è il silenzio regionale degli alleati grillini che quando conviene tacciono girandosi dall’altro lato. Aspettiamo, vista la visita ad Eni in Val d’Agri del “ministro della malavita” come avrebbe detto Salvemini, che ora Castellano smaltisca Salvini presso la Semataf.
Berlusconi viene in Basilicata accolto dall’affetto di troppa gente, anche se poca, che ha dimenticato il regalo che Silvio ci voleva fare sul deposito unico dello scorie a Scanzano, o degli amici russi del suo fido Dell’Utri, ai quali tanto piace l’idea di stoccare il gas nei pozzi esausti di Ferrandina-Salandra. Intanto una testimone del processo Ruby è morta poche settimane fa per presunto avvelenamento radioattivo.
Di Maio arriva a Policoro accolto dal capo dei transformers locali, Gianni Di Pierri che riesce a bypassare ogni ritualità e gerarchia comportandosi da candidato ufficiale grillino. Forse Di Maio oltre ai congiuntivi non migliora neanche il suo metodo di acquisizione delle informazioni sulla storia politica e personale dei suoi fidi consiglieri. Di Pierri si vanta di essere civico ed apartitico da sempre, eppure dopo gli incontri carbonari per sostenere Rospi alle scorse politiche, ha bissato la cosa con Mattia…cosa avranno promesso a Di Pierri i grillini per tutto questo attivismo?
Gianni Rosa dopo anni di politica “massaricia” ha decretato la sua sconfitta politica candidando il ciellino Latronico in Fratelli d’Italia: per un democristiano doroteo come Ladronico nessun problema, ormai i simboli sono come le patatine per lui, uno tira l’altro, per il camerata Rosa invece è una caporetto politica, la prova provata che oltre Avigliano il suo charme zootecnico non ha attecchito in provincia di Matera nè nel resto del potentino, visti i tanti fedelissimi da lui persi negli ultimi anni.
Le civiche invece sono testimonianza di isolati combattenti, alcuni di breve militanza, che in alcuni casi hanno da testimoniare al massimo, per pochissimi candidati, un paio di anni di attività su scala comunale ma niente di più: non c’è rabbia, non c’ è larghezza di visione nè vera conoscenza del contesto lucano. Il tutto condito da qualche ambientalista storico ed all’ennesima candidatura in pochi anni, con numerosi simboli cambiati alle spalle e nessuna elezione. Il centrosinistra avviluppato su sè stesso ha candidato non l’uomo della strada ma il primo che passava, soliti volti, soliti grandi elettori, e parenti di amministratori già in carica, stile Cettolaqualunque. Interessante capire se Castellano sarà ancora grande elettore PD o no.
Una guerra tra bande, di politico non vi è nulla, la gente si candida in Basilicata quasi fosse una partita di beneficenza per raccogliere fondi per i disabili: scendono in campo per il piacere di esserci e nell’agone non mancano celebri quotidiani online di “approfondimento” che da alcuni mesi hanno cambiato la loro linea editoriale diventando spudorati supporter 5 Stelle. La maggioranza dei lucani si conferma primo problema del proprio territorio. Si parla quando si conosce, si vota quando si crede, quindi non chiedetemi chi votare, io non partecipo alle truffe e la politica si fa lontano dalle elezioni, con azioni sul campo quotidiane: non è una delega che risolve i problemi, le battaglie sociali vanno fatte non delegate col voto, motivo per cui in politica il pesce puzza dalla coda e la testa corrotta è ciò che merita un elettorato compromesso, del resto la democrazia tra i tanti difetti ha un merito che bypassa le leggi elettorali ovvero restituisce al popolo la classe dirigente che merita.