Sembra ormai una battaglia per i diritti civili: sapere cosa mangiamo e come il prodotto alimentare venga controllato è un’impresa biblica.
Ci sono iniziative private e pubbliche che cercano di avvicinare bambini e famiglie alla Terra, per recuperare un rapporto con essa all’insegna della conoscenza e del rispetto. Poco tempo fa per caso ci imbattiamo nella tematica delle fattorie didattiche, ove a volte la didattica è fallace e fuorviante ( non si parla di quale sia la vera agricoltura sostenibile e cosa voglia dire davvero il termine “naturale” ), ed anche su youtube ci imbattiamo in un video ufficiale Plasmon, ambientato a Lavello, durante l’iniziativa “oasi aperte”. Giungiamo alla conclusione che in Basilicata ci siano due oasi Plasmon, ossia centri di eccellenza per ciò che concerne qualità dei prodotti e relativi controlli, e chiediamo conferma all’azienda.
Tra Lavello e Rotondella ( zona Trisaia ) sembra ricadano dei fornitori Plasmon, allora noi da bravi ed attenti consumatori, chiediamo lumi su due loro prodotti: latte fermentato e biscotti, in merito ai quali chiediamo di visionare le analisi chimiche svolte.. In aggiunta chiediamo esattamente quante, quali e dove siano esattamente le oasi Plasmon, chiedendo i nomi delle aziende.

Il servizio consumatori Plasmon ci risponde via mail:
“Egregio signore, la ringraziamo per averci contattato. In risposta alla sua mail, la informiamo che il nostro piano di autocontrollo prevede svariate tipologie di analisi al fine di assicurare la piena salubrità del prodotto ed il rispetto dei requisiti previsti specificatamente per l’infanzia dalla normativa cogente. Il piano di autocontrollo è disponibile presso i nostri siti produttivi, ma non viene condiviso con i consumatori in quanto documento riservato dell’azienda. La informiamo, inoltre, che le oasi sono dislocate nel circondario delle località da lei indicate, selezionate in base ai requisiti “Oasi nella Crescita”. Rimaniamo a sua disposizione e porgiamo cordiali saluti. Servizio Consumatori”
Dopo questa risposta l’unica cosa che cresce è la diffidenza: risposta vaga ( circondario ?!) e mettendomi nei panni di un genitore, assolutamente incompleta visto che parliamo di alimenti destinati all’infanzia: a disposizione per cosa se non mi fate vedere le analisi?

Invio una nuova mail alla Plasmon, dopo essermi fatto un giro per Rotondella-Trisaia, ove nessuna azienda tra quelle affini alla Plasmon conferma di essere oasi, ma conferma il fatto che il territorio fosse nel complesso un punto di rifornimento Plasmon per la frutta di qualità ( quindi privati e Plasmon non coincidono nella loro versione ) e noi a questo punto palesiamo alla Plasmon i nostri dubbi principali, scrivendo loro nuovamente:

“A Rotondella – Trisaia, nessuna azienda segnalata come oasi ha confermato di esserlo. Sapete che a Rotondella vi è un ex-centro nucleare in dismissione e vicino Lavello un inceneritore? Fate analisi volte a capire gli eventuali impatti di suddette attività? Come mai è così difficile trovare gli esatti recapiti delle vostre oasi?”
Forse alla Plasmon non sanno dell’Itrec e del relativo inquinamento, forse non sanno delle diossine nel latte materno a Lavello, forse è ora di obbligare le aziende a fare piani di monitoraggio sito-specifici che vadano oltre le sole e “larghe” prescrizioni di legge. Fatto sta che ancora non sappiamo se nei rigidi disciplinari Plasmon vengano cercati: metalli pesanti, idrocarburi, diossine, furani e pcb a Lavello oppure radionuclidi per l’area della Trisaia. Fiduciosi aspettiamo risposta.
alle 11 di stamane (7-10) scrive la Plasmon:
Egregio signore,
daremo un riscontro alla sua mail nel più breve tempo possibile.
Cordiali saluti
Servizio Consumatori