Un’indagine durata oltre due mesi, nella quale abbiamo dispiegato droni, cronofotocamere nascoste, ricognizioni di ogni genere, satellite incluso, ed il risultato è ottimo nella sua gravità: a Scanzano gli allevamenti producono una quantità di rifiuti fuori controllo, il cui impatto ambientale è visibile ma non ancora misurato dagli enti preposti. Al netto delle autorizzazioni del PUA (Piano Utilizzazione Agronomica) c’è uno smaltimento illecito di quantità autorizzate e prevedibili ma di fatto mal gestite nella fase terminale. I terreni privati usati come discariche da tempo, tonnellate giornaliere di deiezioni bovine gettate sui terreni tal quali, in alcuni siti abbiamo contato un mezzo pesante ogni 3 ore che scaricano ognuno, tonnellate tra feci ed urine animali. Tutto senza trattamento, senza vasche o teli di isolamento, a diretto contatto con suolo e falde, con i canale di bonifica affianco che recepiscono le acque meteoriche che poi arrivano a mare, a ridosso della pineta, con le falde a meno di 2 metri dal piano campagna in alcuni punti. Un disastro ambientale vista l’estensione, la frequenza e l’età di alcune pseudovasche sulle quali è cresciuta già una fitta vegetazione, coprendo la visuale delle stesse. Su alcuni terreni lo smaltimento illecito è visibile, su altri è stato ben amalgamato col terreno, ma il problema sono le quantità, tali da renderle incompatibile con l’ambiente. Per questo motivo abbiamo chiesto ad Arpab un immediato piano di monitoraggio specifico per l’inquinamento da allevamenti intensivi, diversi concentrati in pochi chilometri quadrati: è risaputo come nitrati, azoto, ammoniaca e xenobiotici (residui dei farmaci ad uso veterinario) siano un grave problema anche sanitario oltre che ambientale.
Alleghiamo numerose immagini a questo articolo per far comprendere agli autori dello smaltimento illecito, tutti locali in base ai nostri dati, che molti dei nostri occhi sono puntati su di loro, sui loro operai che trasportano e scaricano, vediamo le targhe, i modelli, i colori, i tragitti ed i siti di smaltimento. Se pensate di essere in regola continuate pure, noi registreremo le vostre scelte e saranno i tribunali a stabilire la verità. Intanto uno degli allevatori locali si è già avvicinato in maniera aggressiva ad un membro di Cova Contro, e nel frattempo il traffico verso alcune delle aree da noi già segnalate alle autorità è terminato. Il problema ora resta: se blocchiamo questo flusso dove metteranno tutti questi rifiuti? Noi dall’alto non abbiamo visto una sola vasca di raccolta, serbatoio di stoccaggio o compostiere, impianto a biogas o di gessificazione, forse è arrivata l’ora di investire cari allevatori. Il vostro risparmio non può diventare la morte di un territorio. Inutile precisare che questo problema da anni doveva essere attenzionato da Arpab ed ASM, ed invece anche questa volta l’onere è stato lasciato a Cova Contro.
Le aree riprese in foto/video sono, oltre all’ex Campo Base di Terzo Cavone: area via Firenze prossima alla pineta marittima, terreno alle spalle del cimitero, area agricola a ridosso dell’idrovora, rete di canali tra via Campania, Piemonte, Veneto e Lombardia, nei periodi marzo/aprile 2023:























