Si può sapere quante prospezioni sismiche sono state realizzate ad oggi sul suolo regionale? Con quali tecniche?

di Redazione Basilicata24

In base alla direttiva 92/43/CEE, la Regione Basilicata con delibera di giunta n.2454 del 22/12/2003 emanò gli indirizzi applicativi in materia di Valutazione d’Incidenza (V.I.) relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali ( fauna e flora selvatica incluse ). La V.I. ha lo scopo di prefigurare gli eventuali danni ambientali causati da attività antropiche, in questo caso per le aree SIC e ZPS di cui parleremo a breve.

Nell’ambito del permesso di ricerca idrocarburi Aliano-Teana, la Total detentrice rispettivamente del 60% e dell’80% delle titolarità minerarie, ha commissionato nel 2010, ad un laboratorio privato toscano, lo studio di “Valutazione di incidenza per le prospezioni sismiche sulle concessioni di Teana e Aliano”. L’area di indagine include una superficie di 216kmq tra le Provincie di Potenza e Matera e comprende il sito SIC di Murgia S.Lorenzo e parte della ZPS dell’Appennino Lucano nonché il Parco Nazionale della Val d’Agri. La V.I. è uno studio richiesto per legge, che nel caso della concessione Aliano-Teana, serve a valutare l’impatto ambientale delle linee di prospezione sismica. Cosa sono quest’ultime? Sono indagini effettuate prevalentemente con esplosivi, air gun ( cannoni ad aria compressa ) o mezzi vibroseis ( camion con corpi vibranti), volte ad esplorare il sottosuolo registrando la propagazione delle onde elastiche generate/riflesse. In questo modo la sismologia di riflessione può dimostrare la presenza di risorse minerarie: dal petrolio all’energia geo-termica.

Lo studio in questione non cita il nome della società contrattista incaricata delle prospezioni, ma stando ad alcune testimonianze locali e non solo, negli ultimi anni questo tipo d’indagine pare sia stata condotta quasi esclusivamente con esplosivi. La V.I. viene altresì richiesta per la notevole lunghezza complessiva degli stendimenti sismici in questione: più di 100km di cavi sparsi per questo comprensorio delimitato tra i comuni di: Sant’Arcangelo, Missanello e San Martino d’Agri; cavi che in alcuni tratti attraverserebbero zone protette incluso il perimetro del locale parco nazionale.

L’area suddetta viene definita, dopo pagine e pagine descrittive dei vari habitat presenti, di notevole pregio naturalistico con un prezioso patrimonio faunistico e floristico. I querceti di roverelle ( Quercus virgiliana -specie a protezione speciale limitata ) e gli arborei vetusti presenti rendono pregevole la qualità paesaggistica estendendo il pregio naturalistico dell’area oltre i confini delle zone individuate come di importanza comunitaria. L’elevato interesse faunistico coesiste con la struttura paesaggistica e la composizione ecosistemica poiché convivono nell’area diverse specie di rilevante interesse che risentirebbero gravemente dell’alterazione degli ambienti fluviali nonché della relativa frammentazione che le prospezioni potrebbero causare.

Tante le specie censite, tra quelle animali 44 manifestano uno stato di minaccia o prossimo ad esso ed altre sono classificate come rare ( uccelli e chirotteri su tutti ); mentre la lontra viene specificatamente indicata come specie prioritaria mai censita ad oggi sul Torrente Sauro. Chirotteri come il Ferro di Cavallo Mediterraneo ed il Ferro di Cavallo Minore sono definite nello studio specie a rischio, tuttavia in quest’area lo staff del suddetto laboratorio scientifico toscano autore dello studio, rinvenne nel 2010, presso un ipogeo dell’Abbazia di S. Angelo – S. Martino d’Agri, una colonia di chirotteri rari composta da circa 500 esemplari. Un ritrovamento faunistico così importante da assumere valenza di carattere nazionale a tal punto che gli autori dell’indagine in questione ne caldeggiano la classificazione a sito di rifugio di rilevanza nazionale.

Purtroppo cotanta biodiversità non trova idonea sponda legislativa, infatti tutte le aree protette analizzate sono o prive di Piano di Gestione/ Regolamenti oppure sono privi di qualsivoglia sistema di protezione. Comunque la legislazione ambientale parla chiaro e dice che all’interno del territorio dei Parchi Nazionali è fatto divieto di trasporto di esplosivi, così come nelle due aree protette citate è vietata la circolazione di mezzi motorizzati, ad eccezione di proprietari e vigilanti nonché mezzi di soccorso. In base a ciò, la Total ad oggi cosa ha fatto? Le prospezioni sismiche progettate nel 2010 sono mai state realizzate? L’auspicata variante al progetto originale è stata fatta o Total ha deciso di risparmiare tempo e soldi ed ha attraversato tranquillamente le aree protette con mezzi pesanti ed esplosivi?

Gli autori dello studio di V.I. sottolineano più volte la scarsità di tempo impiegata per alcune fasi del censimento faunistico, ciò implica che altro poteva essere trovato, ma ciò non inficia il parere finale sul progetto della Total che in conclusione riporterò.

È altresì preoccupante il dato citato più volte nel corso dello studio, circa le carenze bibliografiche nella letteratura scientifica inerente l’impatto ambientale delle prospezioni sismiche: ciò farebbe pensare ad una terra di nessuno, ove sino ad oggi, le prospezioni sismiche potrebbero essere state effettuate devastando il patrimonio naturalistico regionale e non solo. Infatti nonostante le migliori pratiche esistenti nel settore, ancora permane un’eterogeneità nelle tecniche di stendimento sismico, che vanno dall’utilizzo dei bulldozer per spianare la vegetazione fino al taglio a mano. Ad oggi ancora non sappiamo cosa e come abbia lavorato Total nell’area in questione, ma sarebbe vitale saperlo perché tecniche di taglio troppo pesanti ed aggressive possono bloccare e pregiudicare la sopravvivenza di un intero habitat.

Lo studio afferma chiaramente che le attività di prospezione sismica, nonché l’utilizzo di vibroseis così come la perforazione vera e propria, avrebbero impatti a lungo termine su tutta la vegetazione e la fauna ( fitocenosi e biocenosi ) compromettendone anche irrimediabilmente composizione e tipicità. I vari ecosistemi presenti nell’area subirebbero variazioni strutturali in seguito a prospezioni estese ed aggressive, quindi lo studio conclude proponendo l’applicazione del Principio Comunitario di Precauzione, previsto dalle norme europee, e che dovrebbe interessare tutta l’area in questione, al fine di preservarne le componenti bioetiche. Quindi il giudizio finale sul progetto Total è di potenziale incidenza negativa. Alla luce di questo, la Total vuol dirci quante prospezioni sismiche ha realizzato ad oggi sul suolo regionale? Con quali tecniche? E speriamo che almeno queste tematiche non continuino ad essere “riservate”.

Giorgio Santoriello

Mar, 12/11/2013 – 09:08

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.