La denuncia del Comitato Civico per Gorgoglione: lo Stato in Valle del Sauro è abolito.
Francesco Nigro ci ha inviato delle foto da Gorgoglione, ove il copione è sempre lo stesso: centri di carico e piccole cementifici campali costruiti in piena campagna, con i rifiuti che diventano parte integrante del paesaggio rurale.
Nel dicembre 2014 denunciammo una caso analogo ai carabinieri di Corleto Perticara oltre un anno fa, documentando con loro, mediante sopralluogo congiunto, come si smaltissero le acque del cantiere di Tempa Rossa: dall’area del centro oli una fitta rete di piccoli scoli confluivano verso valle, Torrente Corleto, per poi finire nel Sauro.
Quando siamo tornati un anno dopo, sempre a ridosso del pozzo Gorgoglione 1, lo scenario era sempre lo stesso solo che a questo giro qualcuno aveva inserito sul letto del torrente grigio un bel telo plastico ed una canaletta, ma il telo era bucato.
Il cemento e derivati (acque di lavaggio delle betoniere) sono rifiuti speciali e per legge andrebbero raccolti e smaltiti in maniera idonea nonché tracciabile.
Invece le foto del Comitato di Gorgoglione attestano come questa prassi continui nell’indifferenza anche delle forze dell’ordine che pur informate da tempo di questa metodica illecita di smaltimento, continuano a non punire e a non prevenire.
Al pozzo Gorgoglione 2 si sta verificando il medesimo scenario, e le foto di Francesco Nigro documentano una situazione di totale degrado: dalle acque nere dei servizi igienici degli operai ai fluidi emessi dalla raccolta e distribuzione del cemento, in quei campi si sta riversando di tutto.
L’Associazione Cova Contro, in supporto alla segnalazione del Comitato Civico di Gorgoglione, ha inviato alla Procura delle Repubblica di Potenza ed alla Direzione Nazionale Antimafia un esposto in tal senso, allegando anche l’idonea documentazione che attesta come la medesima incuria riservata ai rifiuti edili, la si è avuta anche con altri rifiuti, come i fanghi petroliferi, come già appurato dalle indagini del pm Giovanni Colangelo. Serve un’immediata ricognizione territoriale da parte delle istituzioni, delle quali segnaleremo anche le eventuali negligenze dimostrate sul campo. Gireremo le opportune domande anche alla Total, sempre pronta a fare marketing sulle “anomalie” da segnalare, alla quale chiederemo se conosce la filiera del cemento dei suoi appaltatori/rifornitori.