
Le perdite di petrolio provengono solo dalla Safer oppure col tempo è diventata uno specchio per le allodole? Abbiamo ricercato gli eventuali sversamenti, rapporti di ispezione e le prove scientifiche del preannunciato disastro.
Le Nazioni Unite hanno fatto ricorso a una campagna di crowdfunding online per raccogliere i fondi necessari per evitare quella che secondo un alto funzionario statunitense sarebbe una grande “catastrofe ambientale, umanitaria ed economica”. Il coordinatore principale delle Nazioni Unite per lo Yemen, David Gressly, ha lanciato un appello affinché chiunque e tutti si adoperino per iniziare a disinnescare quella che gli attivisti ambientali chiamano “una bomba a orologeria” – un’enorme petroliera piena di petrolio greggio che si sta lentamente deteriorando al largo delle coste dello Yemen. Lo stesso coordinatore recentemente ha dichiarato che “La nostra recente visita con esperti tecnici indica che la nave sta per rompersi”. In sintesi, questo è quello che emerge da migliaia di articoli pubblicati dal 2015 ad oggi che, con una periodica sistematicità, generano allarme su scala internazionale ma senza fornire dati tecnici a supporto.
Safer – la ricostruzione storica. È il 1984 e la Hunt Oil Company, con base a Dallas, Texas, scopre i più importanti giacimenti nello Yemen, i Marib Oil Fields. ‘Quando l’industria del petrolio e del gas va da una parte, la Hunt Oil, a conduzione familiare, va dall’altra’ – questo si legge sul sito della compagnia, che conclude un accordo con il governo yemenita. Tre anni dopo è pronto l’oleodotto più importante dello Yemen, il Marib – Ras Isa oil pipeline, con una portata di 200.000 barili al giorno. Il terminal petrolifero, il principale dello Yemen, è a Ras Isa, su un tratto di costa desertico e desolato del Mar Rosso. La gestione del porto viene affidata alla Hunt Oil Company, che nel 1988 acquista una petroliera giapponese come unità galleggiante di stoccaggio e scarico (FSO), in sostanza un deposito di greggio, da ormeggiare a circa otto chilometri al largo. La petroliera, la Esso Japan, è uscita dai cantieri della Hitachi nel 1976 ed ha una lunghezza di 362 metri ed una stazza lorda di 406 mila tonnellate. Viene ribattezzata Safer, come la compagnia petrolifera governativa che controlla l’oleodotto, e collegata tramite una conduttura sottomarina. Nel 2009 passa sotto il controllo della SEPOC, Safer Exploration & Production Operations, compagnia yemenita.
Il terminal di esportazione di petrolio al largo della costa di Ras Isa è stato chiuso nel marzo 2015 dopo che la regione cadute sotto il controllo delle forze ribelli Houthi. Anche se fosse stato tenuto aperto dagli Houthi, il blocco alle spedizioni sostenuto dall’UNSC avrebbe allontanato le petroliere che cercano di raccogliere petrolio. L’indisponibilità del gasolio ha fatto sì che i motori di SAFER FSO non venissero avviati da diversi anni e la struttura fosse stata esposta all’umidità e alla corrosione con poca manutenzione. I resoconti dei media suggeriscono che gli Houthi non sono stati disposti a scaricare la nave, sebbene il governo li abbia esortati a farlo, perché gli è stato impedito di esportare il petrolio in essa contenuto. Essendo una vecchia nave, ascafo unico, rischia seri problemi di corrosione e nonostante le interruzioni di produzione causate dal conflitto, si pensa che possa contenere ancora circa 1,14 milioni di barili di greggio.
Safer – la storia recente. E’ notizia dello scorso mese di maggio che, in una conferenza presieduta da Paesi Bassi e Nazioni Unite all’Aia e ad Amman, i rappresentanti dei paesi hanno concordato di mettere a disposizione almeno 47 milioni di euro per scongiurare questa crisi imminente. Questo è un primo passo importante ed è questo quello che emerge dalla lettura dell’articolo. La Germania sta contribuendo con poco meno di 10 milioni di euro allo sforzo di salvataggio e ha sostenuto a lungo i negoziati precedenti. La Peace Support Facility, in gran parte finanziata dalla Germania e amministrata dalle Nazioni Unite, è responsabile dell’attuazione amministrativa della missione di salvataggio. Il primo passo per risolvere il problema è tecnico: i lavori per pompare il greggio su una nave cisterna sostitutiva devono essere avviati all’inizio dell’estate. Questo processo per il quale verranno utilizzati i fondi donati durerà circa quattro mesi e deve essere completato prima che inizino i temporali autunnali in ottobre. È solo grazie al successo di negoziati lunghi e faticosi che ora si può lavorare per trovare una soluzione. Gli Houthi e il governo yemenita hanno concordato nel marzo 2022 di sostituire la piattaforma petrolifera obsoleta una volta scongiurato il pericolo immediato. Il completamento di questa seconda fase dell’accordo è parte integrante dell’attuale soluzione tecnica pianificata. Le Nazioni Unite e le parti yemenite si sono impegnate a portare a termine questa seconda fase. Oggi è stato fatto il primo passo, ma un ulteriore sostegno sarà fondamentale nei prossimi mesi. Nello stesso articolo emerge con forza che, durante la guerra del 2015, FSO Safer è stata occupata dai ribelli Houthi e la nave non è stata riparata e nessun esperto ha messo piede su di essa. I tubi e lo scafo sono arrugginiti, i gas altamente esplosivi non possono più essere estratti, la piattaforma è circondata da mine.
Altra fonte, sempre a maggio, riferisce che l’Unione Europea metterà a disposizione di questa operazione di salvataggio 3 milioni di euro.
Le domande che ci poniamo, anche in considerazione delle contraddittorie dichiarazioni dei vari responsabili o tecnici, sono:
1 – tutto questo allarme è supportato da rapporti di ispezione eseguiti da tecnici ONU o dalla Peace Support Facility o da storie narrate da articoli allarmistici?
2 – è reperibile documentazione storica che permetta di ricostruire la probabile storia legata all’inquinamento della Safer prima del 2015?
3 – abbiamo evidenze scientifiche che certifichino che dal 2015 ad oggi sono già avvenute perdite di greggio dalla Safer?
Il 2 novembre 2020 dalle pagine di Repubblica, Claudio Gerino lancia l’ennesimo articolo di allarme che titola: “Sta cedendo una vecchia petroliera al largo dello Yemen, si teme l’ecodisastro“. Sottotitolo: “La nave con 157000 tonnellate di greggio, quattro volte il carico della famosa e tragica Exxon Valdez, è ferma dal 1988”. Doveva servire come terminale per le altre petroliere. Ora mostra perdite dallo scafo e si profila una vera e propria bomba per l’ambiente. In esso il giornalista scrive: “Un mese fa, alcune foto satellitari e le ricognizioni aeree hanno evidenziato una fuoriuscita di greggio consistente che si stava allontanando dalla petroliera. L’acqua di mare ha probabilmente corroso lo scafo e le vasche, provocando una prima perdita di greggio. Anche le condizioni dei tubi di carico sono al limite e potrebbero cedere da un momento all’altro. Secondo poi gli esperti, essendo la petroliera in una zona di guerra, il rischio che vi sia un’esplosione provocata da un proiettile è enorme: esplosione che, per il carico conservato nelle stive della nave, potrebbe essere ben maggiore di quella che ha distrutto il porto di Beirut lo scorso agosto”.
Le foto satellitari, non presenti nell’articolo sopra citato, anche se elemento probante dell’articolo, potrebbero essere quelle presenti in una bozza in correzione, divulgata su rete il 20 ottobre 2020 dal titolo: Was it oil leaking from the FSO SAFER off Yemen?.
Fermo restando che al giornalista di Repubblica, probabilmente, sono sfuggite le conclusioni a cui giunge l’esperto che ha realizzato lo studio, ovvero: “…Sappiamo da immagini ottiche ad altissima risoluzione, che mostrano olio che scorre da poppa, che il SAFER è trapelato di recente (14 settembre). Sulla base della nostra analisi aggiornata qui, e grazie agli sforzi congiunti della comunità, sembra che la sostanza nell’acqua intorno al SAFER negli ultimi giorni non sia olio, ma una fioritura algale.” Per completezza di seguito si riporta l’immagine originale RGB, registrata dal Satellite Sentinel-2 il 17 ottobre 2020, in cui era stato ipotizzato il disastro.

Per meglio percepire l’ipotizzata fuoriuscita di petrolio, si è provveduto a mostrare l’immagine da noi elaborata attraverso uno stretch logaritmico (sw ENVI 5.6.2). Questa è una tecnica non lineare in cui viene migliorata la luminosità della gamma bassa. L’allungamento logaritmico è utile per migliorare le caratteristiche che si trovano nelle parti più scure dell’immagine originale.

Come noto, la fioritura algale è un fenomeno naturale ciclico. Il periodo caratteristico è quando la temperatura dell’acqua raggiunge i suoi massimi stagionali. A causa della presenza delle alghe, l’acqua può tingersi di vari colori, le cosiddette “maree colorate”, assumendo diverse gradazioni tendenti dal giallo-bruno, al rosso, al marrone e al verde intenso. Il colore che vediamo dipende dal tipo di alga e dal suo pigmento dominante. L’immagine che segue di Sentinel-2 del 30 maggio del 2021, ne evidenzia i stessi caratteristici tratti dell’immagine sopra presentata.

Cova Contro per rispondere ai quesiti sopra esposti ha acquisito ed analizzato dati satellitari attivi e passivi, registrati dal 1990 ad oggi. Rispettivamente, per i dati attivi, Sensore ERS-ASAR e Sentinel-1, mentre per i dati passivi, Landsat 5, 7, 8 e 9 e Sentinel-2. I sw impiegati sono stati: Envi 5.6.2., SNAP, QGIS 3.24.3.
La petroliera Safer diviene una FSO (nave cisterna) nel 1998. I dati satellitari da noi acquisiti ed elaborati mostrano che in diciassette anni (1998-2015), probabilmente, solo in una sola occasione, e precisamente il 22 giugno del 2004, la Safer avrebbe potuto provocare, o in contemporaneità con altri eventi sulla singola matrice ambientale, un evento catastrofico nel Mar Rosso. Le vari immagini che seguono, acquisite dal Satellite ENVISAT-ASAR , ne evidenziano le dimensioni e la caratterizzazione nell’intorno della FSO Safer.


Dopo il marzo del 2015 la FSO Safer è caduta sotto il controllo delle forze ribelli Houthi. Da allora, ossia dal 2015 ad oggi (più di sette anni), escludendo alcuni rari casi che saranno nel seguito documentati, non ci sono state avvisaglie, quindi gravissimi sversamenti, circa il peggiore disastro ambientale al mondo preannunciato.
I rari e limitati casi sono nel seguito presentati attraverso le immagini del Satellite Sentinel-1 e i relativi Profile Plot, realizzati nei punti anomali investigati nelle date del 13 e 14 luglio 2021.


Dalla consultazione dell’archivio online di immagini satellitari ad altissima risoluzione SkySat, è lecito pensare che lo sversamento, iniziato il giorno 13 luglio 2021 è ancora visibile il 15 luglio 2021.

I satelliti SkySat hanno tre CMOS Frame Camera per satellite con pancromatica e multispettrale, che catturano strisce sovrapposte di porzioni di territorio. Essendo il sottoscritto PI (Principal Investigator) in alcuni progetti di ricerca ESA, ho fatto richiesta per ottenere i dati originali SkySat a titolo di ricerca (non oneroso), attraverso la presentazione di una proposta di progetto che, ad oggi, risulta soggetta a valutazione e accettazione da parte dell’ESA e del proprietario dei dati. Altro possibile sversamento della FSO Safer è stato registrato il giorno 10 maggio 2022 dal satellite Sentinel-2. Com’è visibile nell’immagine che segue, è possibile pensare che l’anomalia sia da collegare ad un più che modesto sversamento di olio.

In questo articolo avanzo una serie di riflessioni sugli aspetti, ancora controversi, di questo protrarsi nel tempo, ossia dal 2015 ad oggi, di una forma di “accanimento allarmistico”, nei confronti della FSO Safer.
Ciò che suona abbastanza strano è che nonostante il coinvolgimento delle potenze occidentali con i più sofisticati sistemi di rilevamento militari e civili, siano essi terrestri e satellitari, nessuno, e sottolineo nessuno, abbia veramente gridato al disastro ambientale provocato nello Yemen nel 2016 dallo sversamento in mare di circa 15 Kmq di olii provenienti da una centrale elettrica (محطة كهرباء الحديدة).

La esaustiva immagine è stata registrata il 4 agosto del 2016 dal satellite WorldView-2. WorldView-2 è un satellite commerciale per l’osservazione della Terra di proprietà di DigitalGlobe; fornisce immagini pancromatiche disponibili in commercio con una risoluzione di 0,46 m e immagini multispettrali a otto bande con una risoluzione di 1,84 m.
Negli anni abbiamo riscontrato altri sversamenti presumibilmente generati dalla centrale elettrica come da un sito industriale posto più a sud a circa 1,5 km. L’immagine che segue mostra uno sversamento proveniente presumibilmente sempre dalla centrale elettrica avvenuto a gennaio del 2018.

L’immagine che segue permette di apprezzare gli sversamenti provenienti dal un sito industriale sopra menzionato ed avvenuti in vari periodi.

Ad oggi Cova Contro è l’unica ad aver pubblicato svariate immagini datate e contestualizzate sugli effettivi sversamenti riconducibili alla Safer.
La FSO Safer – SI è del 1976 – SI è stata acquistata nel 1998 e trasformata in unità galleggiante di stoccaggio e scarico – SI nel marzo 2015 è caduta sotto il controllo delle forze ribelli Houthi – SI ha provocato più che modesti sversamenti di petrolio – SI nessuno è mai salito a bordo per accertare lo stato di conservazione della stessa – SI ad oggi, più di 270 navi FPSO sono impiegate per lo sfruttamento degli idrocarburi – SI il 70% di esse ha circa 40 anni di vita.
Cova Contro continua a vigilare sul territorio nazionale e, come per casi di interesse internazionale, anche su vicende che hanno una ricaduta sull’impatto delle matrici ambientali a livello mondiale.
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