L’Unibas è l’esempio di come piccoli atenei regionali se collocati in contesti culturalmente compromessi e a scarso senso civico come avrebbe detto il primo Robert Putnam, finisce per osmosi con l’essere corrotta dalle devianze locali. L’Unibas da anni è un parcheggio della politica e del PD regionale, terra di conquista per docenti esterni che vengono in Basilicata dopo aver vinto un concorso e se ne vanno appena possibile verso atenei di più consolidata tradizione, o al massimo restano per infeudarsi col fine di intercettare fondi e progetti, quasi sempre mediati dalla politica.

Gli ultimi due rettori sono stati entrambi consulenti del fallimentare ed impattante progetto di Marinagri a Policoro, il prof. Spilotro più volte consulente sotto De Filippo e Bubbico per le questioni di falda nella Val Basento e per il dissesto idrogeologico-costiero, altri hanno lavorato per gli enti regionali più disparati, dai consorzi di bonifica alle partecipate della Regione, altri invece collaborano da anni con le compagnie petrolifere, altri docenti hanno lavorato per le compagnie durante e prima delle loro docenze Unibas, altri tacciono in attesa di aver la loro parte. Molti sono stati politici, o sono in aspettativa dall’Unibas, o entreranno in parlamento adesso nonostante abbiano svolto per diversi anni contemporaneamente sia la funzione di docente a contratto Unibas che le consulenze con ENI, mentre altri sono già pronti per le future tornate elettorali. Curioso anche il fenomeno di alcuni dipendenti amministrativi Unibas eletti in partiti d’opposizione ma che pubblicamente non hanno mai denunciato nulla. Una maglia di conflitti d’interesse volutamente deregolamentata ed impunita perchè forse il migliore ha la rogna ed anche l’Unibas si è adeguata al Sistema Basilicata. Nessun reato nel lavorare per una compagnia però se ciò incide sulla didattica o l’imparzialità dell’ente pubblico e dei suoi dipendenti? E se chi ha lavorato o collabora con le compagnie tace dinanzi a tutta una serie di problemi e per anni si chiude nell’indifferenza facendo finta di vivere su un altro pianeta allora cosa pensare se costoro dopo accampano anche pretese elettorali piuttosto che chiudersi in un dignitoso silenzio? Chi prende incarichi nel settore petrolifero lucano o italiano, pensate sia una persona libera e sconosciuta o sgradita al sistema Basilicata? Perchè si parla così poco degli impatti ambientali del petrolio nell’Unibas mentre si prendono soldi e riconoscimenti dalle compagnie?

Dove sono gli elenchi dei docenti che hanno convenzioni o consulenze con enti pubblici e privati? Se lo statuto indica come fondante la difesa del suolo lucano, l’Unibas è dalla parte di chi lo difende il suolo o lo sfrutta? Perchè le poche pubblicazioni attestanti gli impatti ambientali lucani non vengono discusse e presentante in Unibas quando a scriverle sono anche docenti locali? E’ accettabile che con l’espediente della committenza importanti analisi non vengano pubblicate perchè di proprietà ENI nonostante Unibas abbia collaborato? Quanti ricercatori o associati usano il sistema delle porte girevoli tra Unibas, Confindustria e Fondazione ENI Mattei? L’Unibas è davvero un luogo di sapere “disinteressato” e pluralista come impone lo statuto? Bene allora la rettrice Sole, fresca dimissionaria dalla fondazione politica di Matera 2019, organizzi in Unibas quello che in Basilicata non si è mai fatto: un pubblico contraddittorio tra i cittadini, che con le loro tasse pagano un’università pubblica ma semi-privata, e gli esponenti di: ENI,Total, Shell e di tutte le altre compagini pubbliche e private che la rettrice vorrà coinvolgere, noi di Cova Contro ci saremo.

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.