Sono arrivati i risultati della qualità delle acque (siamo in attesa dei sedimenti) prelevate al terminale di scarico della Tecnoparco Valbasento spa nel punto di confluenza col fiume Basento, nell’area in cui l’acqua rossa dello scarico industriale cambiava il colore del fiume. Da notare che: il prelievo è stato fatto dove l’acqua di scarico di Tecnoparco non era ancora diluita con quella del fiume (analisi già svolta nel 2020 quest’ultima rilevando sforamenti per nichel e cromo, per giunta il medesimo sito di prelievo ove i dipendenti di Tecnoparco sono stati ripresi dal TGR Basilicata a prelevare dopo i nostri primi post agostani su Facebook. Il certificato di analisi riporta:


l’alluminio, con un limite ad 1 mg/l, da noi rilevati 2,4 (il valore sforerebbe finanche la soglia più alta per lo scarico in fogna);
zinco limite per scarico in fiume a 0,5 mg/l, rilevati oltre 3 (anche qui sarebbe superata di molto anche la soglia per lo scarico in fogna);
Purtroppo al momento non siamo riusciti a determinare solventi ed idrocarburi. Chiediamo con urgenza ad Arpab di svolgere una analisi documentata (con procedura documentata e supportata da foto/video dei prelievi) sullo stato di salute ecologica del Basento in quell’area, per tutte le matrici ed i bioindicatori (LIMeco), acque e sedimenti, e di prescrivere alla Regione Basilicata l’installazione, mai effettuata, di campionatori automatici allo scarico di Tecnoparco con sistema di comunicazione della qualità dello scarico in tempo reale mediante sito web, in più applicare le norme sugli scarichi e ricercare tutti i parametri previsti, riprendere la analisi radiologiche promesse nel 2014 e fatte solo sporadicamente con il supporto di Arpa o laboratori accreditati Accredia, per non ripetere il teatrino del 2016.
Quella coincidenza ferma prima della soglia. Anche nel 2016 l’alluminio venne rilevato da Arpab a 0,9, praticamente ad un passo dallo sforamento di 1, pesante invece fu lo sforamento per i solventi. Tecnoparco contestò le analisi non accreditate di Arpab a fronte delle proprie, accreditate, ed il tutto finì ufficialmente senza neanche una sanzione amministrativa, a quanto ci risulta. All’epoca l’attuale assessore regionale all’ambiente Rosa fece una interrogazione come opposizione, ed oggi che le poltrone si sono invertite non esiste neanche più l’interrogante, l’oppositore di ieri tace oggi come la maggioranza che contestava all’epoca. Intanto una nostra fonte accreditata ci avrebbe confermato contestazioni del Fisco proprio ai laboratori di Tecnoparco che non avrebbero dichiarato in passato all’erario tutta l’attività svolta, di questo come di altro, a partire dalle analisi svolte, Tecnoparco non pubblica alcuna analisi ambientale, o bilancio o altro, o emissioni o il registro dei rifiuti in ingresso, men che meno il fabbisogno idrico, zero totale, solo l’AIA scaduta da 4 anni troviamo in pdf e qualche formulario di sicurezza, praticamente il sito web della principale partecipata regionale è vuoto.
La Regione Basilicata in questa vicenda è direttamente responsabile in quanto socia di Tecnoparco mediante il consorzio industriale, un grosso conflitto di interessi ove il controllato fa utili inquinando mentre non fa il controllore di sè stesso. Giova la reazione del solitario sindaco di Pomarico, Francesco Mancini, unico primo cittadino di tutta la Val Basento, che dopo aver letto i nostri articoli ha reagito chiedendo alla Regione un tavolo di confronto aperto anche alle associazioni.
Per quanto ci riguarda c’è una sequela importante tra possibili violazioni AIA ed anomalie-omissioni rispetto alle norme sugli scarichi e sull’idoneità dei corpi recettori, ed in questo una perizia di parte del Prof. Fracassi, chimico dell’ateneo barese, ci darebbe conferma, ma di questo ne parleremo prossimamente.

