Tante cose non sono trasparenti ed altre di cattivo gusto, come la sponsorizzazione ad oltranza della beneficenza, ma scorrendo gli elenchi delle aziende aiutate dal fondo ministeriale alimentato dalle donazioni obbligatorie degli eletti 5 stelle, diverse sono le domande che sorgono:

  • alcuni aiuti superano i 220mila euro ad azienda, e sulle grosse aziende non vi è contezza di eventuali certificazioni antimafia o della situazione giudiziaria dei soci-proprietari;
  • tante aziende sono attive nel settore degli idrocarburi e del fossile ( parole chiave per la ricerca negli elenchi: carburanti, benzoil, gas, petrol, energ, cave ), nella produzione da agglomerati petroliferi, altre nella nautica ( forse di lusso visto il ricorrente uso della parola YACHT ma il dubbio è d’obbligo perchè molte di queste aziende non hanno un sito web ), altre nella produzione di cemento, conglomerati bituminosi, asfalti, estrazione di inerti e cave, produzione di polimeri, farmacie, rivenditori di fitofarmaci, gestione rifiuti fino alle gestione finanziaria ed immobiliare;
  • il presidente del comitato di gestione fondi, come riportato sul sito MISE, è Giuseppe Bronzino, e tra le sue collaborazioni extra-lavorative rientrano diversi incarichi con privati tra i quali ENI nel 2016;

Ma questi soldi sono dati a pioggia o devono ricalcare il programma del Movimento? Ci deve essere una concordanza tra il lavoro delle aziende e gli obiettivi politici del Movimento? Chi controlla le infiltrazioni mafiose in queste aziende, la storia legale dei soci/proprietari, o eventuali conflitti d’interesse tra eletti del Movimento ed aziende finanziate? Qualcuno ha controllato se in queste aziende aiutate in alcuni casi non ricadono parenti di eletti o personaggi e capitali poco chiari? E qualcuno si è chiesto come questa forma di beneficenza obbligatoria e sponsorizzata a fini politici poi non venga usata nei contesti locali per alimentare cordate, voti di scambio e concorrenza sleale magari tra gruppi di attivisti? Qualcuno si è chiesto se sia possibile che scattino meccanismi indebiti nel rapporto tra ricerca del consenso e sostegno alle imprese? E’ etico aiutare aziende che lavorano col fossile, o forse con le rinnovabili selvagge, o in settori ambientali ed economici molto delicati, controversi e discutibili? Vogliamo finanziare una economia etica e sostenibile o tutti indistintamente e senza controlli approfonditi?

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.