In questi giorni di emergenza sanitaria dal passato emergono carte e documenti che avevo dimenticato, ne rimandavo la pubblicazione a tal punto da dimenticarli. C’erano cose più urgenti da pubblicare all’epoca eppure il tempo in alcuni casi dà un valore inaspettato ai gesti. Era il settembre 2014, stavo ancora sviluppando la visione che ho oggi degli equilibri sociali nostrani però la stoffa di alcuni miei conterranei l’avevo già compresa.
La vicenda. Il Metapontino.it a differenza di altre testate locali, non pubblicò un articolo sugli anomali comunicati stampa del consigliere policorese Gianluca Modarelli. Da quella censura nacque un confronto su Facebook, discussione che da parte mia sfociò in questo post, mai cancellato nonostante la diffida lo richiedesse in maniera quasi intimidatoria:
Per il resto pubblico il testo integrale della lettera dell’Avv. Raffaele Ripoli, futuro sindaco di Scanzano.
Oggi con il senno di poi l’ironia, amara, nasce da sola: Ripoli all’epoca mi diffidava dallo scrivere di mafie nel Metapontino, dopo da sindaco sarebbe stato destituito proprio per infiltrazione mafiosa, quasi sei anni dopo questa diffida. All’epoca scrissi anche altro, alludendo al tentativo di qualcuno del Metapontino.it di usare l’informazione per accaparrarsi le simpatie di qualche politico locale, e guarda caso alcuni anni dopo la direttrice della testata sarebbe prima entrata nello staff di Marcello Pittella e dopo assunta all’ASM. Fortuna, fiuto, non lo so, sono certo però che la coerenza alla lunga faccia una bella scrematura tra servi e uomini liberi.
Come terminò la vicenda della diffida legale? Ordinaria pavidità senza seguito. Politico locale che abbaia non morde mai. Per Scanzano invece no, sappiamo come la “mafia” non sia rimasta relegata ai soli commenti su Facebook, purtroppo. Eppure ieri come oggi molti politici locali ma anche tanti cittadini, rigettano la parola mafia come fosse tabù, la mafia non esiste nonostante ormai le evidenze siano forti e numerose: la mafia non c’è e se c’è è colpa di singoli, perchè la gente onesta pensa che basti lavorare intensamente ogni giorno per combattere le mafie. “Siamo persone pulite, lavoratori, mica un paese di mafiosi” è un comune adagio su Scanzano … sarà forse che proprio pensando solo al lavoro le mafie hanno capito che la gente onesta non combatte? Diventa miope, timorosa, lavora e si fa i fatti suoi, il lavoro diventa l’alibi per ignorare le mafie. E perchè rischiare di perdere la serenità nel proprio lavoro se i mafiosi “si fanno i fatti loro”? Non è solo lavorando e portando a casa uno stipendio che cresce e si difende un territorio, le mafie cercano infatti di drenare verso di sè la ricchezza prodotta da altri, e questi altri su Scanzano come in Basilicata avranno forse commesso il peccato capitale di imparare a convivere con il parassita mafioso? E quando gli equilibri saltano perchè il parassita è famelico allora cosa fai? Dici che la mafia è isolata a pochi nomi, così la brava ed onesta gente lavoratrice torna a dormire con la coscienza serena nonostante tutto.