Leggevo sempre la Ola, la citavo ( cosa poco ricambiata purtroppo ), era tra i miei siti preferiti nella barra superiore del pc, un appuntamento fisso, un punto di riferimento. Ed oggi sarebbe ancora utilissimo e doveroso citare la OLA anche su questo nostro nuovo sito, ma non è possibile. Negli anni avevo notato un cambio di taglio, sempre meno inchieste e video ( stupendi quelli più datati ), sempre più editoriali e soprattutto promemoria vari sui tempi di avvio delle osservazioni contro le VIA o le AIA, sguardi attenti sugli albi pretori di comuni piccolissimi ma dove si decidevano grandi business, approfondimenti utilissimi e puntuali, e nonostante pregi e difetti era un vero “servizio pubblico” interrotto però non dal pubblico che seguiva la OLA, ma dai pochi che la tenevano in piedi.
Le motivazioni sulla chiusura del sito, vaghe e deludenti per alcuni, nonostante i tentavi di approssimazione sulle ragioni, riconducono all’uscita di documenti e dichiarazioni ufficiali ove il Ministero dell’Interno, l’anglicista Alfano, sulla base della relazione annuale delle Forze di Polizia del 2014, tacciavano di “antagonismo” a stampo ecologista associazioni come la: Ola, No Scorie Trisaia e Scanziamo le scorie, accusandoli di “stigmatizzare” gli impatti delle attività petrolifere sulle falde ( fosso solo quello ). Tante associazioni si mossero per incontrare il prefetto ed Alfano su queste indegne dichiarazioni ed indebite attenzioni, quasi se il Ministero dell’Interno fosse la polizia segreta del PD o di ENI e l’ambientalismo lucano un concreto problema all’ordine pubblico. Una conferma della deriva totalitaria degli apparati statali che invece di seguire i traffici di rifiuti su gomma e mare, sequestrare gli scarichi aerei ed idrici illegali, seguono “gli attivisti col megafono” come avrebbe detto Lacorazza un paio d’anni dopo.
A questo punto temiamo il silenzio sulla nostra associazione da parte del ministero, ma scherzi a parte e sdrammatizzando sul carico di accuse e liti temerarie che Cova Contro ha già sulle spalle dopo soli 4 anni di attività, tuttavia ad oggi è passato un triste messaggio con la vicenda OLA: basta un pò di pressione in più per ammutolire i lucani. Del resto al netto di pesanti minacce a noi ignote, è bastato poco per far sparire la Ola, una scusa più credibile poteva essere la stanchezza di 10 anni di onorata attività, invece pare che le ragioni siano altre. “Fatta da pochi ma per tutti” recitava il motto sul sito, ed è proprio il “tutti” che manca, infatti a tutti sarebbe servito avere on-line almeno le notizie pubblicate in 10 anni di onorata attività, o i video, i documenti, insomma l’archivio, la memoria storica di inestimabile valore sociale e politico.
La OLA era e potrebbe ancora essere un patrimonio storico enorme, a servizio soprattutto delle nuove generazioni che la storia “ambientale lucana” la conosceranno a questo punto consultando la sola stampa di regime? Va bene fermarsi e decidere del proprio futuro, più che giusto, ma quel passato è di tutti, è di tanti, e non metterlo on-line sa di pentimento per il tanto bene fatto. Non si può negare la memoria collettiva, ed anche i pochi autori di quella memoria devono chiedersi se sono gli unici proprietari legittimati a fare i padroni di quella memoria. Dobbiamo credere al motto della OLA o alla paura inculcata da istituzioni corrotte? Io voglio continuare a credere al primo.