L’Arpab continua la sua “truffa” ai danni dei lucani e pubblica il progetto di monitoraggio sugli ecosistemi in Val d’Agri, e dove sta la truffa? Queste attività, concordate col controllato, ENI, risalgono ad accordi delineatisi tra il 2012 ed il 2013 ed ha come centro il COVA per un’area di 13 x 8 km nella quale si analizzano suoli, carote di terreno e falde e fin qui la truffa non si vede ma proseguendo…

Il progetto esclude 1/3 della superficie del Pertusillo, in particolar modo il versante dello sbarramento, quello più inquinato ed inquinabile, nonchè quello più vicino al punto di attingimento per la potabilizzazione. Alcuni punti di indagine sono aree private ove Arpab ha dovuto aspettare che ENI con i privati dessero il consenso per le indagini.
Le analisi di laboratorio sono state svolte alla ex-Agrobios di Metaponto, ad oggi ufficialmente priva di accreditamenti (questi ultimi l’Arpab se li auto-conferisce a p.45 dicendo che nonostante non sia accreditata gode comunque di riconoscimenti nazionali ed internazionali di cui non si ha contezza scritta ) perchè tra l’altro ,e come al solito, mancano in allegato i rapporti di prova originali delle analisi ove leggere traccia di questi presunti “auto-accreditamenti”. Per i campioni di suolo prelevati, tra superficie e sottosuolo, vi sono numerosi sforamenti da arsenico e cobalto le cui origini pare debbano essere indagate ulteriormente per stabilirne l’origine più o meno naturale.

Per le falde come al solito abbiamo analisi “filtrate” e pubblicati i “soli” sforamenti per ferro e manganese, quest’ultimo arriva anche ad 8 volte la soglie di legge. Scorrendo i dati ci si rende conto di come vi siano anche tracce di toluene in diverse falde. E come al solito è il grande chimico Achille Palma, ex consigliere comunale a Salandra in quota PD e presidente dell’ordine dei chimici, dirigente Arpab e firmatario del progetto, a scrivere magistralmente che la presenza di tali ( contaminanti – ndr ) può essere naturale ma tali ipotesi saranno approfondite, e non si sa in che tempi. Quanto è credibile un’analisi delle falde con una maglia temporale e spaziale così larga? Parliamo di oltre 100 kmq e circa 20 piezometri in un’area ricchissima d’acqua, praticamente come misurare una montagna con un righello da scolaro. Da sottolineare che molti di questi campioni sono stati prelevati tra il 2014 ed il gennaio 2016, quindi a distanza di anni vengono pubblicati i referti, ignoto l’intervallo tra il campionamento e l’analisi per esempio. Ed ancora una volta nonostante tutta la pressione mediatica, hanno evitato di indagare il margine più petrolizzato del Pertusillo, quello sotto Montemurro fino al muro dell’invaso, ed hanno evitato anche di avvicinarsi troppo al COVA e ad alcune aree pozzo: praticamente la scelta dei punti di campionamento è ancora un mistero per non parlare del resto.
Invece tra il gennaio ed il febbraio 2016 l’Arpab col laboratorio mobile monitorava l’aria a Montemurro riscontrando 5 superamenti per il pm10, valore rilevato contemporaneamente anche dalle centraline di Viggiano, Grumento e Marsicovetere ma la colpa sono le sabbie sahariane riporta l’Arpab. In aggiunta il regime ventoso avrebbe anche aumentato, secondo Arpab, senza sforamenti, i valori di CO e benzene nell’aria probabilmente causati dai camini delle abitazioni. Colpa sempre delle sabbie anche il valore del benzoapirene, fuori soglia nel pm10, sabbie che avrebbero altresì funto da vettore dei medesimi contaminanti emessi dai camini civili, ma l’Arpab per capire l’apporto inquinante dei camini rispetto all’attività industriale del COVA prometteva di ripetere l’indagine prima dell’estate 2016, ma purtroppo il Cova era fermo per i provvedimenti giudiziari quindi un raffronto ad oggi non è stato ancora fatto, pare. Come al solito qualche giorno della campagna è privo di dati, persi per problemi tecnici.

Abbiamo divulgato gli studi del CNR e di altre università che con tecnologie satellitari e non, hanno attestato il peggioramento della qualità dell’aria della zona paragonandola a quella di un’area metropolitana di quasi due milioni di abitanti, individuando in diversi casi come causa principali presumibile il COVA, ma l’Arpab puntualmente disfa come Penelope il lavoro svolto da essa stessa ma anche da altri enti ben più attrezzati di essa. Il “patto scellerato” di cui parlava il Gen. Pascali continua e lo si vede chiaramente.