Quel giro di consulenze tra Regione Basilicata e Fondazione Mattei che riporta in orbita Eni parte delle royalties. Ne parlò anni fa l’attuale senatore Gianni Rosa, allora era un falco dell’opposizione, parole forti e grandi principi, poi tutto è sparito una volta diventato maggioranza, e sono sparite tante cose insieme alle parole tonanti, prima bellicose e poi di compromesso ed equilibrio. I problemi di una volta, gravi ed irrisolti, per magia sono spariti una volta che Rosa è entrato nella maggioranza: era tutto falso prima o dopo. Crediamo nella seconda ipotesi: denunciare i problemi è stata una via non per risolverli ma per gestirli una volta diventati maggioranza. Ora stanno tutti ancora lì, irrisolti, solo che a mangiare adesso sono altri, nuovi negazionisti del tuttappostismo.

Nel 2017 Gianni Rosa denunciava gli oltre 400mila euro che la Regione assegnava alla Fondazione Eni Mattei, e lo faceva con parole pesanti, pienamente condivisibili, lecito pensare che questo “traffico” sia finito con il centrodestra al governo regionale ed invece parrebbe essere peggio di prima.

Sarebbe stato recentemente firmato tra regione e fondazione Eni un accordo per 3 meuro per 3 anni di studi che la Feem dovrà fornire alla regione, anzi più precisamente forniti dalla società controllata della fondazione, che si occupa di “ricerca applicata e consulenze” e che opera con Eni anche in Val d’Agri con progetti ignoti di “stakeholder engagement” a supporto dell’attività del colosso petrolifero. 

L’accordo stipulato tra Regione e Feem Servizi Srl (la controllata della Fondazione Eni Enrico Mattei) sarebbe stato firmato dal presidente Bardi in persona e per legge dovrebbe essere approvato mezzo delibera della giunta regionale. Il grimaldello dell’accordo sarebbe di tipo elettorale, e verterebbe sulla dozzina di collaboratori lucani da molti anni a contratto precario, lavoratori che ovviamente hanno bisogno di risorse economiche, risorse rimaste a secco con la firma degli ultimi accordi Eni/Shell – Regione nei quali la sede lucana della FEEM era rimasta fuori dagli elenchi, esclusa forse perchè vista come investimento inutile…inutilità derivante forse dal carattere aleatorio ed inconsistente delle consulenze fornite? Se così fosse queste consulenze allora a cosa servono realmente?  E come nelle migliori tradizioni italiane, l’esclusa dagli accordi, sarebbe rientrata dalla finestra attraverso la società controllata facendo leva forse sull’eventuale mancato rinnovo contrattuale dei precari lucani? Ma questo prezzo per le consulenze è giusto o esagerato? Questo andazzo da quanto tempo va avanti? Questa partita di giro porta altri soldi dalla regione ad Eni con quali risultati? Quali sono i nomi dei decisori e dei fortunati percettori delle consulenze? Consulenze su cosa e con quale reale impatto od utilità sociale? La Regione una di queste consulenze le ha mai adottate e su cosa?

Di Redazione

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