Comitato Scientifico ASud e Cova Contro: “compagnie petrolifere ed enti controllo non garantiscono trasparenza sul petrolio”

Durante la serata del 28 febbraio, presso la sede dell’Associazione “La Quinta Porta” in via Mazzini a Potenza, si è tenuta la conferenza stampa dal titolo:”PETROLIO E INQUINAMENTO: IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI E DELLE ECOMAFIE“. Intervenuti i professori Albina Colella e Franco Ortolani per il Comitato Scientifico ASud e per l’Associazione Cova Contro, il dott. Giorgio Santoriello, relatori che hanno affrontato un’ampia gamma di problemi legati al petrolio lucano e non solo.

L’intervento della Prof.ssa Colella ha posto in discussione la scelta dei consulenti sulle acque di Cd. La Rossa, da cui sono stati esclusi geochimici e idrogeologi, che sono le figure scientifiche più competenti sulle acque sotterranee come quelle di Cd. La Rossa. La Prof.ssa Colella ha anche illustrato i limiti della consulenza del Prof. Ivo Pavan, chimico industriale, consulente della Procura di Potenza nell’ambito delle indagini sul pozzo ENI – Costa Molina 2, contestandone la metodologia usata, valida per acque che scorrono in una tubazione, ma non appropriata per le acque che scorrono nel sottosuolo, dove possono subire modificazioni delle caratteristiche fisico-chimiche originarie a causa di una serie di processi; l’insufficienza di una sola analisi chimica d’acqua per polla, non rappresentativa della effettiva situazione, poichè la composizione delle due polle è variabile nel tempo, come dimostrato dai monitoraggi svolti; la sbrigativa liquidazione dell’altissimo tenore di alluminio nelle due polle anomale come fenomeno “naturale”, dovuto alla tipologia delle rocce, quando nelle sorgenti immediatamente adiacenti, ubicate a pochi metri dalle due polle e nelle stesse rocce, l’alluminio è migliaia di volte più basso, quasi inesistente, cioè <4 microgrammi/L; altri aspetti legati alla velocità di scorrimento delle acque sotterranee e quindi all’età delle acque reiniettate che rispetto a quelle fuoriuscite dalle due polle potrebbero avere un’età differente ecc.. E’ stata quindi messa in discussione la validità della consulenza imbastita su presupposti non condivisibili, priva di riferimenti bibliografici e di contesto adeguati al caso.

Il Prof. Ortolani invece ha illustrato i rischi di tenuta dei pozzi petroliferi specificatamente in relazione ai movimenti crostali, anche lenti, che agiscono sulle strutture dei pozzi determinando in centinaia di casi documentati nel mondo i cosiddetti “breakout” che in diversi casi possono arrivare alla rottura del pozzo stesso, il tutto senza che i controllori pubblici sappiano cosa fare e dove. Il Prof. Ortolani ha sottolineato le carenze pubbliche nei monitoraggi e nella prevenzione agli impatti ambientali, soprattutto in aree sensibili dal punto di vista idrico e sismico. Ortolani si è soffermato sulla sismicità indotta dalle reiniezioni nel pozzo Costa Molina 2 nel sottosuolo interessato dalle faglie sismogenetiche evidenziano la non adeguata conoscenza della struttura tridimensionale del sottosuolo per cui è da considerare una sperimentazione quanto si sta attuando. Ha evidenziato pure che le re iniezioni avvengono grazie ad una autorizzazione regionale che non rispetta quanto previsto dalle leggi vigenti che consentono le reiniezioni solo in un sottosuolo non interessato da faglie sismogenetiche. La non adeguata conoscenza geologica e strutturale del sottosuolo non consente di ritenere che le reiniezioni avvengano in sicurezza non solo per la dispersione dei fluidi inquinanti nel sottosuolo e in superficie ma anche per i problemi sismici ricordando che il versante sinistro orografico della val d’Agri nel quale è ubicato il pozzo Costa molina 2 è interessato dalle faglie che hanno originato il disastroso terremoto del 1857 di magnitudo 7,0 con oltre 10.000 vittime

Il Dott. Santoriello ha sottolineato i potenziali conflitti d’interesse ed incompatibilità che potrebbero sorgere all’interno degli organici sia delle forze dell’ordine che della magistratura, contesti nei quali in molti casi sarebbero impiegati sul territorio servitori dello Stato nativi dei luoghi di assegnazione, o comunque legati da ragioni personali ai luoghi oggetto d’indagine e ricadenti nel medesimo ambito provinciale o comunale di provenienza anagrafica, ed in alcuni casi con parenti o affini impiegati nell’indotto petrolifero. Santoriello chiede massima trasparenza sui bilanci a disposizione delle procure per le indagini ambientali, sulla storia dei consulenti e dei loro rapporti lavorativi con le aziende indagate, e sulle troppe archiviazioni e lungaggini relative alle indagini ambientali lucane, sottolineando che con le attuale consulenze si potrebbe arrivare ad accertare il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti negando illogicamente il disastro ambientale, quindi evitando di intaccare il nocciolo della questione. In conferenza sono state preannunciate alcune iniziative, come un esposto al CSM ed anche ai ministeri di interni e giustizia.

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.