Pubblicato su Springer il secondo articolo sul Pertusillo e la sua flora batterica adattatasi all’inquinamento da idrocarburi. Cova Contro è stata citata nello studio per due articoli da noi pubblicati nel 2017. Gli scienziati hanno confermato quanto da noi scritto 4 anni fa: serve studiare anche la comunità batterica per capire la reale impronta dell’industria petrolifera.
All’epoca Arpab e Pittella, esattamente come la loro finta opposizione, non avevano compreso l’importanza delle nostre proposte, ora gli scienziati dicono che l’evento del 2017 nel Pertusillo è stata una rara occasione: “…per studiare come funziona il microbioma lacustre e la sua risposta alla contaminazione da idrocarburi…”. “I campioni d’acqua sono stati raccolti dal Lago Pertusillo 10 mesi prima e 3 mesi dopo l’incidente. È stata verificata la presenza di idrocarburi e gli aspetti tassonomici e funzionali del microbioma sono stati valutati. L’analisi ha rivelato modelli di successione specializzati delle comunità microbiche lacustri che erano potenzialmente in grado di degradare idrocarburi complessi e recalcitranti, inclusi: aromatici, cloroaromatici, nitroaromatici e idrocarburi aromatici contenenti zolfo. I nostri risultati hanno indicato che i cambiamenti nella comunità microbica d’acqua dolce erano associato all’evento di inquinamento da petrolio, in cui i modelli microbici sono stati identificati nel microbioma lacustre 3 mesi dopo le fuoriuscite ed erano rappresentativi del suo potenziale idrocarbonoclastico e possono fungere da proxy efficaci per l’inquinamento da idrocarburi lacustri.”
Gli studiosi hanno usato la bioinformatica per comprendere meglio la vita dei batteri degradatori degli idrocarburi, nonchè i cambiamenti nella composizione della comunità microbica dell’invaso lucano dopo la fuoriuscita di petrolio confrontandolo con i microbiomi prelevati da due serbatoi bulgari incontaminati. “Le nostre analisi hanno rivelato che i campioni contaminati dal Lago Pertusillo erano arricchiti per alcuni generi specifici di batteri: alfaproteobatterici e betaproteobatterici con competenza idrocarbonoclastica specializzata“. Tra di loro vi erano specie batteriche “…coinvolte nella degradazione di idrocarburi aromatici come: catecolo, fenolo, ftalato, etilbenzene, protocatechuate e toluene; vie metaboliche coinvolte nella mineralizzazione di idrocarburi clorurati come i PCB e sono stati rilevati anche altri idrocarburi aromatici cloroaromatici e solfonati“. Da notare che alcuni degli inquinanti citati nello studio sono stati da noi rinvenuti in analisi spot svolte nel Pertusillo dopo il 2017, o come per i PCB, rinvenuti da Arpab nei sedimenti prima del 2017.
Nel presente studio, si è scoperto che i proteobatteri sono i dominanti nel Lago Pertusillo; la dominanza proteobatterica di un lago contaminato da petrolio è in accordo con le osservazioni precedenti su altri ecosistemi che hanno subito eventi di inquinamento analogo. “… i risultati indicano che le capacità idrocarbonoclastiche dei batteri nel Pertusillo all’indomani della fuoriuscita di petrolio erano altamente sbilanciate verso la mineralizzazione di idrocarburi complessi compres: IPA, coroaromatici, nitroaromatici e solfonati composti aromatici con poche vie metaboliche per la degradazione di idrocarburi alifatici del petrolio rilevati. Questo suggerisce che potrebbe esserci stato uno spostamento del microbioma verso una specifica competenza idrocarbonoclastica tre mesi dopo la fuoriuscita di petrolio...”. Le indagini genetiche sui batteri permetterebbero quindi di ricostruire gli effetti causati anche da inquinamenti poco visibili ma persistenti ed estesi, l’evoluzione della vita batterica e le sue modificazioni sarebbero la cartina di tornasole di diversi impatti ambientali sia in corso che passati. I batteri potrebbero diventare una rete di biomonitoraggio di preallerta ambientale.

“Successioni microbiche in un lago contaminato da petrolio come il Pertusillo, hanno rivelato somiglianze con le osservazioni riportate da fuoriuscite di petrolio in mare, dove maturano le comunità microbiche specializzate nella degradazione del petrolio...”. “Poiché la maggior parte degli ecosistemi di acqua dolce sono usati come fonti di acqua potabile rilevare le alterazioni del microbioma lacustre e il suo potenziale metabolico possono diventare
strumenti preziosi per rilevare eventi di inquinamento e prevenirli, evitando gravi complicazioni per la salute pubblica.”
Lo studio di: Emilio D’Ugo, Milena Bruno, Arghya Mukherjee, Dhrubajyoti Chattopadhyay, Roberto Giuseppetti,
Rita De Pace e Fabio Magurano è all’avanguardia in quanto esplora un campo poco noto, dovrebbe essere una manna dal cielo per gli enti locali lucani che si approcciano ai monitoraggi ambientali con visione e mezzi di decenni fa. La scienza ci dice l’ovvio mai acclarato ufficialmente, ovvero che parte della perdita del COVA idrogeologicamente non poteva che finire naturalmente nel recettore finale di prossimità, il Pertusillo, e difatti noi di COVA CONTRO mentre tutti parlavano di alghe, trovavamo nel Pertusillo durante il 2017: idrocarburi, fosfati, azoto e manganese insieme alle alghe verdi. Ci dispiace altresì constatare che la stampa, locale e non, ha ignorato ad ora entrambi gli studi scientifici, idem Arpab che nel suo masterplan non vuole annoverare l’analisi genetica.