Era dal 2016 che volevamo svolgere analisi nei pressi dell’Italcementi di Matera: abbiamo bussato alla porta di politici locali, varie associazioni materane etc … alla fine il finanziamento è arrivato da fuori regione, infatti le analisi sono state pagate dalla senatrice calabrese Margherita Corrado, archeologa.

L’AIA dell’Italcementi ci aveva sempre colpiti per la sua superficialità rispetto alla tipologia di impianto, enormi vuoti nella comunicazione completa e veloce dei dati (un totem informativo promesso in piazza Vittorio Veneto e mai fatto) nonchè i grandi margini di autocontrollo dell’esercente, uniti all’insussistenza di veri controlli a sorpresa da parte di Arpab (pare vi sia un preavviso di 24 h sui controlli a sorpresa-ndr) per quello che da cementificio in realtà può inquinare quanto un inceneritore. Volevamo analizzare molto di più ma alla fine ci siamo limitati ad un solo campione, del quale però abbiamo ricostruito la filiera conservando le testimonianze di ogni passaggio, dal produttore al venditore/trasformatore.

Nei pressi dell’Italcementi c’è una grossa azienda agricola che produce grano e latte ed abbiamo deciso di incentrarci su di essa. L’analisi è costata 549 euro (in aggiunta ai costi di prelievo, acquisto campioni e spedizioni, sostenuti da Cova Contro). Abbiamo ricercato: metalli, idrocarburi policiclici aromatici, diossine, policlorobifineli e furani. Il produttore ci ha dato le sue informazioni, il trasformatore e rivenditore finale del prodotto, un caseificio materano con annessa rivendita, ci ha confermato le informazioni fornite dal produttore, informazioni confermate in maniera incrociata fino al gennaio 2020. A marzo, prima della pubblicazione di questo articolo, il rivenditore ha ritrattato i dati sull’origine del latte comunicatici a luglio 2019 e a gennaio 2020 dall’addetto al bancone al momento dell’acquisto del prodotto. La ritrattazione sull’origine del latte è avvenuta dopo la comunicazione della positività. Il primo campione di caciocavallo prodotto con latte proveniente dall’area del cementificio (come confermato da un dipendente dell’azienda agricola produttrice del latte) lo abbiamo acquistato nel luglio 2019, a dicembre le analisi ufficiose (mai trascritte ufficialmente perchè forniteci gratuitamente -ndr) riportavano il piombo ad oltre tre volte la soglie di legge: 0,069 mcg/kg a fronte di una soglia di 0,02.

A dicembre 2019 ripetendo le domande sull’origine del latte, abbiamo riacquistato il medesimo prodotto in doppia aliquota: caciocavallo e scamorzone. Le analisi, questa volta ufficiali, hanno confermato la contaminazione oltre soglia di legge da piombo, attestatosi a 0,043 mg/kg, quindi sempre oltre il doppio della soglia di legge (margine di incertezza +/- 0,01). Tali tenori di piombo avrebbero imposto il ritiro del prodotto dal commercio. Valore degno di nota è anche quello dell’alluminio rilevato nel caciocavallo materano a 3,55 mg/kg, metallo pesante neurotossico priva di una soglia specifica di allarme nel formaggio.

Abbiamo inviato le analisi alle autorità competenti ed al rivenditore del prodotto analizzato, auspicando una fattiva collaborazione e la ripetizione congiunta dei controlli. Serve capire la reale origine del piombo, la pericolosità dell’alluminio rilevato, ripetere le analisi in maniera incrociata ed autonoma, capire chi ha omesso la vigilanza sulla sicurezza alimentare, nel nostro caso omissioni durata molto probabilmente dal luglio 2019 al gennaio 2020. Inciteremo anche Arpab ed ASM ad avviare controlli sul bioaccumulo di inquinanti nella catena alimentare a ridosso del cementificio e nel raggio di dispersione delle sue emissioni.