Pittella non conosce il lavoro di Gaetano Santarsia, ed ENI dice che sull’ambiente non bada a spese

Concludiamo il nostro riassunto delle audizioni lucane in commissione eco-mafie: un finale degno dei capitoli precedenti. Parte Marcello Pittella che dice:”Lo stesso vale per i SIN – poi vengo su ARPA e Cova – su cui abbiamo avuto 40 milioni di finanziamento, tradotti in 10 progetti. Abbiamo accelerato, appaltando 20 milioni di euro e ce ne sono, quindi, ulteriori 20. Dei progetti, 3 hanno raggiunto l’OGV per 15,7 milioni; 2 raggiungeranno l’OGV entro il 30 giugno 2016 per 4,7 milioni.” Replica il PRESIDENTE Bratti: “Che cos’è l’OGV?” – MARCELLO PITTELLA:“Sta per «obbligazioni giuridicamente vincolanti», perché dobbiamo rispettare la data del 30 giugno, altrimenti i finanziamenti non possono essere utilizzati. Due progetti raggiungeranno l’OGV entro il 30 giugno 2016; per altri due è in corso l’indizione di gara per 14 milioni; ulteriori due attendono il sub-procedimento di caratterizzazione radiologica; è in corso un’interlocuzione alla presidenza del Consiglio dei Ministri per chiedere che, nel CIPE, questo finanziamento abbia una proroga o comunque un’ulteriore possibilità; in due anni siamo riusciti a sbloccare e ad avviare questi progetti riguardanti i SIN; e poi col Patto per il sud previsto l’adeguamento dei depuratori; La stessa cosa abbiamo fatto in queste ultime settimane, chiedendo all’ARPA Friuli, il cui direttore è il presidente delle ARPA nazionali, di portarci per mano, ambito per ambito, e di dirci che cosa fare perché la nostra volontà è controllare ogni centimetro quadrato della nostra regione.” E Pittella accelera:” …con l’Istituto superiore di sanità, il cui presidente, Walter Ricciardi, ho incontrato mercoledì pomeriggio, è prossimo a nostra firma per l’indagine epidemiologica su tutti i cittadini della Basilicata, partendo dalle aree di maggiore crisi, sarà avviata appena l’Istituto superiore di sanità ci fornirà lo studio di dettaglio.” E invece no, anche Pittella ha mentito in commissione: basta leggersi gli ultimi verbali del ministero dell’ambiente per vedere quanto la bonifica dei SIN lucani sia in alto mare anzi, preoccupanti sono i dati mancanti ancora di alcune aziende che al ministero non inviano i dati ambientali, da anni, e lo studio dell’inquinamento indotto nelle aree agricole, o i lavori di miglioramento della Pista Mattei che non decollano perché a ridosso di aree inquinate o a rischio inquinamento. Frottole a raffica quelle di Pittella che fa un resoconto solo ragionieristico di un problema complesso quale le bonifiche ambientali. E poi perché scegliere l’Arpa del Friuli, perché renziana anch’essa? E perché di questo contatto non vi è traccia nell’albo Arpab?

Pittella e i tumori: “Aggiungerei che chi mi ha preceduto ha fatto predisporre uno studio all’Istituto superiore sanità sull’incidenza delle patologie nella Val d’Agri ( tenuto nel cassetto per diversi anni e da noi pubblicato in anteprima nel gennaio 2016 – ndr) …lo studio ci consegna un non aumento esponenziale di incidenza delle patologie oncologiche, ma un aumento nella media di patologie multifattoriali, molto legate agli stili di vita e quant’altro. Per chiudere, dico che la regione Basilicata è tra le cinque regioni d’Italia ad avere il registro dei tumori aggiornato al 2012, certificato nell’ultima seduta d’assemblea dell’AIRTUM di quindici giorni fa; se guardiamo e spieghiamo esattamente i dati, con georeferenzazione possiamo ricavare la percentuale persino nei vicoletti di un paese” e Pittella fa credere di avere dati oncologici geo-referenziati? Ma se il registro regionale è ancora privo dei dati dei lucani ricoverati fuori regione, ma cosa fernetica Pittella? Ma Pittella sa come avviene l’accreditamento di AIRTUM e che tale accreditamento è solo per i dati tra il 2006 ed il 2010?
Tocca a FILOMENA PESCE, Funzionario ufficio compatibilità ambientale: ”Io posso solo dire che in ufficio non è arrivata alcuna segnalazione in merito ( sforamenti emissioni Eni – COVA – ndr ) le anomalie inviate all’ufficio protezione civile della regione; sì, ma il punto fondamentale è che devono risultare dei dati di qualità dell’aria. Noi abbiamo i dati di qualità dell’aria” ( Qui la Pesce mente, facendo intendere che la Regione Basilicata ha un piano regionale di qualità dell’aria, che invece non ha, come per le acque – ndr); infatti dopo, CARMEN SANTORO, Dirigente generale dipartimento ambiente, ammetterà:” Per quanto riguarda il piano di tutela delle acque, a cui faceva riferimento, si tratta di un piano del 2008, adottato, ma non approvato. L’on. FILIBERTO ZARATTI chiede:”È possibile un’infrazione europea su questo? “ CARMEN SANTORO replica:” È impossibile. L’adozione e l’approvazione del piano di tutela delle acque è prevista, per questo la giunta regionale ha già adottato un piano di monitoraggio, che naturalmente è propedeutico per l’adozione del piano di tutela delle acque. Prevede, comunque, di concludere almeno un primo step di 6 mesi che consentirà l’adozione entro novembre del 2016, atteso che il piano di tutela delle acque si configura anche come condizionalità ex ante per l’utilizzo dei fondi comunitari. Ci doteremo, quindi, necessariamente di questo piano. Stiamo già lavorando. Abbiamo già adottato anche il piano di gestione dei rifiuti, che pure si concluderà entro la fine del 2016. Ci sono vari atti di pianificazione in corso, che sono stati elaborati e attendono l’approvazione del consiglio, secondo l’iter stabilito ex lege.” Quante omissioni da parte delle due dirigenti regionali, Pesce e Santoro, che illustrano una regione tutto sommato in leggero ritardo, quando invece la realtà è ben diversa, manca tutto e manca il personale anche per farlo, ed in aggiunta dimenticano di elencare tutti i problemi insiti nelle AIA dai loro uffici rilasciate. Omettono di comunicare le contaminazioni della fauna ittica del Pertusillo, della catena alimentare, la mancanza di una VIS, davvero senza vergogna.

E termina lo show di MARCELLO PITTELLA: non sa cosa faceva Santarsia. La commissione chiede a Pittella:”il dottor Santarsia – chiedo – mentre ha svolto la funzione di commissario di Tecnoparco era in forza da ARPA? Svolgeva contestualmente questa funzione?” Risponde Pittella:”Francamente non lo so. Ad ogni buon conto, sarà mia cura, trasmettere alla Commissione il relativo fascicolo che lo riguarda. Se costui ha fatto contestualmente tutto ciò, si configura quanto lei dice; se ciò non è accaduto, è possibile che un dirigente svolga una funzione commissariale esterna. Questo è comunque possibile Io continuo a dire che una struttura complessa come quella di ARPAB ha bisogno di un manager, non necessariamente di una persona che abbia una competenza specifica.”
L’Eni è granitica, tutti compatti, anche nelle mezze verità. Parte CARLO VITO RUSSO, Direttore Central and south Europe region che descrive sommariamente il ciclo produttivo del COVA ( stranamente nessuno solleva la possibilità di organizzare visite a sorpresa nell’impianto – ndr). “Quando si tratta di sicurezza e ambiente, l’ENI non guarda ai costi. Ci stiamo confrontando con una congiuntura – come tutti sanno – in cui il prezzo dell’olio cala, quindi in questo momento stiamo facendo di tutto per mantenere il business sostenibile, ma l’unica cosa che non abbiamo toccato in termini di costi sono la sicurezza e l’ambiente”.

Prosegue GIUSEPPE RICCI, Direttore Health, safety, environment & quality. “In passato, fino al 2011, parte dell’eccedenza veniva cautelativamente classificata come 01, perché il contenuto di idrocarburi che si riusciva a separare con le apparecchiature era più elevato di quello attuale. Si arrivava molto vicino al limite dei 1.000 milligrammi, come idrocarburi totali, per cui al fine di essere certi di non avere nessuno di quei componenti specifici cancerogeni e mutageni che superava limite tabellare, non potendo fare tutti i giorni una caratterizzazione completa di migliaia di componenti, cautelativamente veniva classificato come pericoloso. Nell’ultima autorizzazione per la quota di reiniezione il limite ammesso per il contenuto di idrocarburi maggiore di C10 è nell’ordine dei 40-50 milligrammi, quindi sono valori molto bassi.” Prima Eni dice che non bada a costi per l’ambiente dopo ammette di non poter fare una caratterizzazione completa ogni giorno?
CARLO VITO RUSSO, Direttore central and south Europe region:”Noi rimettiamo le acque nel pozzo di Costa Molina (la legge n. 152, all’articolo 104, comma 3, ci consente di reiniettare nel pozzo, ma poi è chiaro che ognuno interpreta la legge come crede) l’acqua di strato e tutte le sostanze che, in quantità e qualità, sono servite al processo di separazione, anche quelle pericolose”. Eni sembra marciare sulla vaghezza delle nostre leggi ambientali, infatti l’articolo citato da Eni ha effettivamente una forma vaga e cita:”le regioni possono autorizzare lo scarico di acque risultanti dall’estrazione di idrocarburi nelle unità geologiche profonde da cui gli stessi idrocarburi sono stati estratti ovvero in unità dotate delle stesse caratteristiche che contengano, o abbiano contenuto, idrocarburi, indicando le modalità dello scarico. Lo scarico non deve contenere altre acque di scarico o altre sostanze pericolose diverse, per qualità e quantità, da quelle derivanti dalla separazione degli idrocarburi. Le relative autorizzazioni sono rilasciate con la prescrizione delle precauzioni tecniche necessarie a garantire che le acque di scarico non possano raggiungere altri sistemi idrici o nuocere ad altri ecosistemi” lo stato conosce quali sono le sostanze derivanti dalla separazione?

In merito agli affioramenti di acque a Contrada Larossa parla EMANUELA GALLO, avvocato ENI: “Rispetto a queste ipotesi che sono emerse, sulle quali, tra l’altro, la stessa procura aveva avviato un’indagine, in occasione del deposito dell’ordinanza è stata anche depositata la CTU del perito che era stato nominato dalla procura, il dottor Pavan, che ha escluso – quindi, non parlo solo delle nostre relazioni, che comunque troverete – qualunque tipo di associazione, da un punto di vista chimico, analitico e così via, tra le acque che vengono iniettate e quei fenomeni di riemersione, che sono, del resto, almeno a 2 chilometri, se non più, dallo stesso pozzo Costa Molina 2. Mi sembra, quindi, che la stessa procura abbia ufficialmente escluso qualsiasi ipotesi di eventuale di interconnessione”.
Il quadro è desolante: la commissione in molti casi non pone le giuste domande, le autorità locali nascondono i vari problemi e ai cittadini cosa rimane? Ascoltare la deposizione di ENI il cui ciclo produttivo è così complicato e delicato da essere realmente controllabile solo in regime di autocontrollo da parte di ENI stessa: un impianto industriale che lavora h24 tutto l’anno che viene ispezionato per poche ore, e non a sorpresa, da pochi e vetusti uffici, come l’Unmig o l’Arpab e mentre noi discutiamo di ammine e glicole, da anni le contaminazioni ambientali sono causate da ben altre sostanze, di cui alcune normate e stranamente ignorate dalla procura ed altre, come i polimeri, che ancora non rientrano nel codice ambientale.