Volevo esserci a Tito, purtroppo essere presenti all’unico incontro annuale per chi non lavora in Basilicata, è quasi un terno al lotto. Tuttavia chiudere la partecipazione in 3 minuti è forse riduttivo del senso stesso di democrazia: 3 minuti basterebbero se ci vedessimo di persona almeno ogni 3 mesi. Come sempre continuerò a scrivere in libertà perchè dopo tante delusioni in politica non voglio che anche il Movimento sia l’ennesima, perchè un grande strumento di democrazia sta in Basilicata camminando forse sulle gambe sbagliate.
Manca un vincolo serio ( servono le sanzioni per avere regole rispettabili ) all’obbligo dell’incontro fisico con gli attivisti, e forse i portavoce dovrebbero prendersi la croce di organizzare insieme più incontri territoriali dove però condividere soprattutto il rendiconto politico più che economico: ognuno si fa la sua linea politica ed al massimo ci si coordina tra due-tre portavoce, che portano la voce di chi ancora non è chiaro infatti pare che la GRATICOLA sia stata rottamata, anzi sono gli attivisti che devono rendicontare ai portavoce. Nessuno risponde a nessuno, tanto sanzioni sulla mancata rappresentatività o partecipazione non ce ne sono.
Manca un database pubblico sui nomi, la produttività, i curriculum di consulenti e collaboratori, ed ovviamente mancano i feedback sulle segnalazioni dai territori: si parla ancora di gruppi di lavoro, eppure da anni ci sono attivisti e cittadini che mandano idee, denunce, proposte, critiche ed il feedback spesso è la totale indifferenza, ovviamente impunita anch’essa.
Un portavoce addirittura partecipa ad incontri pubblici con associazioni terze, nei quali non è possibile porre domande dal pubblico, oppure incontra l’ARPAB a Metaponto a porte chiuse registrano l’incontro con un video che non è pubblicabile, mentre un altro pare abbia incontrato dirigenti ENI a Roma lasciando fuori dalla porta i suoi due accompagnatori, membri del suo cerchio magico. Chi controlla gli errori e le stravaganze dei singoli? Chi punisce e come? Chi giudica se un’associazione è amica o nemica? Può un portavoce parlare a favore della struttura sanitaria dalla quale è in aspettativa? Zero risposte. Anzi quando sono andato da un proboviro del Movimento, a segnalargli in 40 minuti tutte queste mancanze, la sua risposta è stata: non posso farci niente. Possono i singoli infangare la credibilità di un simbolo pieno di sani principi e persone? Perchè viene permesso l’errore reiterato ai portavoce e non agli attivisti o candidati?
In oltre 4 ore di video su facebook ho sentito alcuni ottimi interventi, però non ho mai sentito la parola “mafia” o “infiltrazioni mafiose nelle istituzioni”, si parla di gruppi di lavoro quando già Di Maio a Scanzano parlò di maggiore apertura verso le associazioni: ma se in Basilicata chi studia, denuncia e documenta in prima linea da tanti anni sono proprie le associazioni allora perchè il Movimento non usa con rispetto e fruttuosità il lavoro già pronto di queste associazioni? E poi i gruppi di lavoro scelti come, con quale criterio, e quale vincolo avrebbe poi il portavoce nel portare avanti questo lavoro?
Qualcuno si chiede se viene prima il bene della Basilicata, o la carriera del singolo, o l’allineamento totale al programma? Dove sono i compromessi inaccettabili e sottaciuti e dove gli opportuni equilibri?
E poi onestamente chi ha la sindrome del fine mandato? Fare vera opposizione al Sud non è come farla sulle Alpi, quindi è logico che i più agguerriti portavoce si facciano nemici potenti e subiscano azioni legali e minacce: il Movimento nazionale deve interrogarsi su come tutelare chi lavora e rischia sul proprio e chi invece naviga sugli slogan svolgendo una vita tranquilla, perchè fare opposizione ad Aosta non è come farla a Catanzaro. E perchè non affrontare la questione delle indennità restituite, e invece lasciare libertà di spesa al portavoce: immaginate un portavoce che in Basilicata usi la metà della sua indennità per sostenere le spese legali di cittadini ed associazioni congrue alla linea del 5 stelle, o pagasse analisi ambientali e sanitarie per contrastare l’inquinamento, od organizzasse puntualmente eventi pubblici di informazione e dibattito, o pagasse i ricorsi al TAR quando neanche il difensore civico riesce a darti gli atti richiesti, il tutto imponendo al portavoce un solo vincolo – la rendicontazione tempestiva e dettagliata nonchè comprovata, di ogni singolo euro speso, perchè i soldi servono a fare la guerra oltre che la beneficenza, infatti con quest’ultima non si vincono le guerre, ma si evitano intelligentemente.
Il COVA fino a quattro anni fa doveva chiudere solo per richiesta delle associazioni, anzi fino a due anni fa un portavoce lucano diceva che con ENI si “poteva dialogare”, mentre oggi pare lo si voglia far chiudere a forza di comunicati stampa. Intanto in assemblea a Tito nessuno ha parlato della condotta poco grillina dell’unica amministrazione comunale che abbiamo, pare infatti che da Pisticci non vi fosse alcun rappresentante dell’amministrazione, nessuno ha proferito una parola sulle minacce di querela che da attivista ho ricevuto da un avvocato, nonchè sindaco, nonchè attivista. A Tecnoparco è tutto come prima nonostante governiamo noi, anzi Di Trani a differenza della Verri ci ignorava invece quest’ultima ci minaccia ma evitando il confronto pubblico, mentre a Marsico pochi mesi fa davanti alla RAI un attivista locale diceva che il petrolio c’era e “bisognava conviverci”!!! Va bene la libertà di parola, forse manca metodo e coordinazione, eppure abbiamo 5 portavoce di livello, circa il triplo in collaboratori ed abbiamo dopo anni ancora problemi a coordinarci? Chi persegue la stella delll’ambiente: Cova Contro o il sindaco di Pisticci?
Non è girandosi dall’altro lato che si risolvono i problemi, perchè fuori dal capannone di Tito l’elettorato ha già capito tante cose ma che noi continuiamo ad ignorare, forse per non ostacolare la ricandidatura di qualche miracolato o le mire di piccoli statisti di paese, e difatti le ultime amministrative c’hanno dato un segnale, ossia che senza candidati di qualità non si va da nessuna parte. E poi se alcuni candidati verranno dalle segreterie degli attuali portavoce, a maggior ragione sarebbe importante capire chi lavora, come e su cosa , in che modo e da quando, in modo tale che l’elettore scelga con maggiore cognizione di causa.
Non concordo con Mirella Liuzzi che ha detto: “…se non prendiamo il governo inutile prendere la Regione” occorrerebbe che prima di parlare di governo e regione si abbia l’umiltà da parte del singolo, di saper dimostrare almeno di saper fare o l’una o l’altra cosa. Dovevamo rigettare lo strutturalismo partitico ed invece c’è e riaffiora, dovevamo includere e lo facciamo poco e male, anzi spesso il valore del singolo è un problema, pare ci siano canali informali informativi tra territori e staff ed anche questo va o negato o confermato – troppa approssimazione, troppi silenzi, troppe mancate prese di posizione. Io per questa idea di 5 Stelle che ho, ossia di strumento a servizio dei territori e non dei singoli, combatterò nell’unico modo che conosco, ossia al massimo delle mie capacità, per tutelare un simbolo che vuole la meritocrazia ma che in chiave interna in Basilicata ancora latita nel non praticarla: basti vedere come da oltre un lustro i protagonisti dei vari fallimenti elettorali nostrani stiano sempre lì ad indicarci la via, creando cerchi e nuovi regolamenti, presunti inflitrati che vogliono difendersi da nuovo infiltrati e nel mezzo i veri attivisti che si sentono abbandonati.
Io onoro il Movimento continuando a parlare, proporre e denunciare a differenza di tanti, troppi, che tacciono per presunta convenienza elettorale – predichiamo il cambiamento ma se non cambiamo noi stessi non saremo credibili in Basilicata. Siamo terra di scontro con la lobby peggiore che esiste sul pianeta, se non cambiamo radicalmente atteggiamento in Basilicata, diventeremo obsoleti nella culla.