Con la delibera n.1196 del 19 ottobre c.a. accade una cosa bizzarra. La Regione Basilicata, nell’ambito di una convezione da anni attiva col Corpo Forestale dello Stato, eroga al CFS, 250mila euro a titolo di rimborso forfettario per le spese sostenute dal corpo di polizia.
Chi firma la delibera? Vincenzo Sigillito, rinviato a giudizio per aver nascosto i dati sull’inquinamento dell’inceneritore Fenice di Melfi, che in via precauzionale è stato ovviamente solo spostato d’ufficio: dall’Arpab al dipartimento agricoltura, con uno stipendio tutto sommato non molto differente, in quanto inquadrato sempre nell’ambito dirigenziale, con compiti di tutela del territorio e delle foreste nonostante il rinvio a giudizio nei suoi confronti per “disastro ambientale“: forse è proprio la motivazione di questo rinvio che lo ha portato lì, chi meglio di lui?

All’art. 4 del testo della convenzione si parla di “commissione paritetica tra dirigenti regionali e dirigenti del CFS” volta ad appurare i risultati della convenzione e poi si entra in una zona grigia: in poche parole salvo proposte di parte, la convenzione serve al servizio di antincendio e alla preservazione di corsi d’acqua, zone protette, e controlli annessi nel settore agro-silvo-pastorale ed ittico con relativi corsi di formazione – la parola inquinamento o eco-mafie non compare mai.
Ma questa convenzione a cosa e a chi è servita concretamente sul campo? Quale è il bilancio di questa collaborazione? E se all’Arpab mancano i tecnici della prevenzione o gli UPG ( ufficiali di polizia giudiziaria ), invece di fare le gite nel bosco perchè non usare questa convenzione per far diventare il CFS il braccio operativo dell’Arpab? Forse prima bisognerebbe indagare su quanti parenti di primo grado hanno i dirigenti del CFS negli enti regionali, perchè prima di collaborare bisogna avere tutte le carte sul tavolo perchè in Basilicata mamma politica è troppo vicina anche a mamma giustizia, e si sa che tra mamme ci si intende.