Grazie ai fondi raccolti dal “Comitato Diritti & Doveri 2012” di San Chirico Nuovo siamo riusciti a ricercare una serie di solventi ed altri parametri per un totale di 44 sostanze che in gran parte non risultano mai essere state ricercate ufficialmente da Arpab. Siamo partiti da altre analisi private svolte nel 2019, che avevano dato un valore altissimo di idrocarburi pesanti nelle fontane del paese, interdette sì ma in realtà ancora usate come evidenzia il video di JonicaTv. Abbiamo incentrato l’attenzione sulla sorgente più frequentata, quella della Pila, ed infatti al momento del prelievo nonostante l’evidente non potabilità, un signore del posto provvedeva non solo ad usarla ma anche a sminuire il problema nonostante l’ordinanza comunale.
Dal maggio 2019, data del primo allarme privato sulla qualità delle acque locali, nè Arpab, nè il Comune hanno pubblicato un solo certificato di analisi in merito alle sorgenti del paese. Così il 14 gennaio 2020 abbiamo deciso di sapere qualcosa in più da soli. Su 44 parametri ricercati, 42 sono risultati negativi ma le positività di due, sovrapposti agli esiti delle analisi private precedenti, possono restringere il campo delle ipotesi. I risultati positivi sono due: i cloruri e l’esaclorobutadiene. Mentre per i primi siamo lontanissimi dalla soglia di legge (i cloruri sono presenti in 12 mg/l ma molto lontani dal limite di 250) interessante sarebbe capire l’origine di questi cloruri e se fossero abbinabili, come da letteratura e statistica, agli idrocarburi ritrovati nel 2019 ma ciò che preoccupa è l’esaclorobutadiene. Quest’ultimo è un composto alifatico clorurato cancerogeno, non comunissimo come inquinante e di origine artificiale, con caratteristiche cancerogene, mutagene e teratogene (dal greco – generatore di mostri, ossia modifica l’embrione). Il composto sarebbe normato da un dlgs del 2009, il n.30 (legge ignorata in Basilicata-ndr) con una soglia di 0,15 mcg/l; presso la sorgente in località “la Pila” il composto è a 0,1 mcg/l. La pericolosità di tale sostanza è insita anche nella sua bassissima soglia di legge, tra le più basse all’interno del settore potabile.
Com’è possibile che un solvente industriale si trovi a 700 metri s.l.m. in una zona rurale a bassissima densità demografica e senza discariche o industrie visibili nei paraggi? Arpab perchè non ha mai ricercato il composto sino ad oggi nelle analisi sulle acque potabili? Da dove vengono idrocarburi ed esaclorobutadiene? Bere quest’ultimo solvente anche al di sotto della soglia di legge quali rischi sanitari può comportare? L’esaclorobutadiene è legato alle passate attività perforative o no? Il Comune ha chiesto i dati ambientali sulle aree pozzi? Noi in altri casi abbiamo trovato la presenza di questi composti alifatici in quelle aree pozzi ove si riscontrò lo smaltimento illecito di rifiuti non autorizzati, tra la Basilicata ed il Molise per esempio ricadono casi a noi noti. Intanto invieremo le analisi alle autorità competenti ed ovviamente rinnoviamo l’invito a non consumare l’acqua come già disposto da apposita ordinanza, perchè l’errore del singolo in questo caso lo pagano anche gli altri. Auspichiamo che il Comune di San Chirico ci supporti nell’accesso agli atti relativi alla storia dei pozzi della zona.
PS: non pubblichiamo i certificati di analisi in originale e la fattura in originale perchè negli ultimi tempi abbiamo perso la possibilità di rivolgerci a diversi laboratori per sopraggiunte intimidazioni rivolte agli stessi. Gli originali sono sempre richiedibili alla nostra mail previa identificazione.