Il provvedimento di sequestro preventivo firmato il 31 marzo 2016: adesso vogliamo sapere cosa c’è dentro il corpo del reato e cosa ha inquinato.

Le royalties dovevamo spenderle in prevenzione e monitoraggi (seri e liberi), invece le dovremo usare per pagarci i funerali. Finalmente il NOE concorda con quanto denunciato, mezzo esposti e mezzo stampa, dall’Associazione Cova Contro: avevamo denunciato quasi un anno fa Regione e relative determine firmate da Lambiase, abbiamo fatto analisi chimiche a nostre spese, le abbiamo portate in procure ed in UE, abbiamo portato al NOE i dati nascosti sulle contaminazioni alimentari in Val d’Agri, e soprattutto abbiamo sempre difeso, sostenuto ed avvalorato le tesi della Prof.ssa Albina Colella che prima di ministeri e regione è andata a studiare le polle di Contrada La Rossa beccandosi anche una richiesta di danni, richiesta che per coerenza ENI dovrebbe estendere a questo punto anche ai magistrati.

Ma poco fa oltre all’azione giudiziaria partita su scala nazionale, da Montemurro il consigliere Antonio Santomartino ( da sempre nostro punto di riferimento nella battaglia contro Costa Molina 2 ) ci invia la foto del provvedimento di sequestro preventivo del pozzo Costa Molina 2, ove ogni giorno ENI re-inietta sotto terra quello che non si smaltisce presso Tecnoparco.

Ci sono oggi sequestri ed arresti ma il Sindaco di Montemurro Senatro Di Leo, nell’aprile 2015, diceva che era tutto a posto e che bisognava fidarsi della Regione; Ruggero Gheller diceva ad Antonio Crispino che era tutto un circuito chiuso ed approvato, sicuro; per Lambiase invece l’ultima volta che andai nel suo ufficio per avanzare domande mi disse che io ero “irrituale e maleducato”; Filomena Pesce, ex-collega di quest’ultimo, ci rideva in faccia quando a Montemurro durante il consiglio comunale aperto dell’aprile 2015 sottolineavamo in molti – io, la Prof.ssa Colella e Maurizio Bolognetti, le varie irregolarità insite nelle autorizzazioni regionali e relative omissioni; Berlinguer invece faceva finta di non sentire e diceva che erano solo problemi di comunicazione; Pittella invece aspettava le prove dell’inquinamento per bloccare tutto e Schiassi andava all’expo a parlare di come “nutrire il pianeta” ed oggi Iannicelli invece vuol farci pagare l’accesso anche agli indizi, quei pochi dati, di cui l’Arpab ci approvvigiona.

Adesso una discarica sotterranea di rifiuti speciali, industriali, quale è il pozzo Costa Molina 2, è sotto sequestro: parliamo di oltre 9 milioni circa di deiezioni chimiche e fossili sparate a pressione nel sottosuolo, dal 2006, a ridosso del Pertusillo, dell’Agri e di zone agricole. Adesso saremo più vigili di prima e attenzioneremo l’evolversi dei fatti, continuando a denunciare e documentare. Se questi traffici illeciti di rifiuti hanno contaminato ambiente e salute, chi pagherà e chi conterà i danni?

Nei prossimi giorni pubblicheremo due inchieste che si prefiggono l’obiettivo di far ragionare anche la magistratura sulla lunga filiera delle omissioni e dei disastri caratterizzanti una filiera, quella petrolifera, che non deve e non può fermarsi a questi pochi arresti e sequestri perché il moloch da sconfiggere è molto più grande di quello che si vede e purtroppo abbraccia anche alcuni ambienti della magistratura stessa.

SEQUESTRO CM2

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.

3 pensiero su “Sotto sequestro il pozzo ENI di re-iniezione “Costa Molina 2”: per i carabinieri il pozzo è un corpo del reato.”
  1. Ci sono sicuramente responsabilità, complicità e connivenze, più in “alto”…

    1. infatti caro franco la reazione continuerà perchè non siamo ancora soddisfatti, per nulla

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