Cova Contro ha scritto al Ministero della Transizione Ecologica ed all’ANAC per palesare un conflitto di interessi che appare tanto scontato quanto inosservato. La Regione ad agosto ha autorizzato l’ampliamento della Semataf, iter in realtà già preparato dalla precedente giunta regionale, e la Semataf è proprietà di quel Castellano (omonimo gruppo) che è socio-consorziato con Tecnoparco nel consorzio di impresa Research, ove all’interno oltre Semataf ha una quota anche la Tecnoparco Val Basento spa. Tecnoparco detiene lo 0,54% del consorzio Research nel quale compare tra i soci anche la Semataf di Castellano; Tecnoparco che ora è oggetto di ispezione AIA da parte della Regione medesima mediante il suo ente strumentale, Arpab. Quindi la Regione ispeziona sè stessa mediante Arpab (Regione che attraverso il consorzio industriale ha il 40% di Tecnoparco) e la stessa Regione il mese scorso autorizzava l’ampliamento dell’attività del suo socio dentro il consorzio Research, ovvero Semataf-Castellano. In aggiunta nessuna autorità locale o privata ha pubblicamente chiesto almeno per l’ispezione a Tecnoparco, un audit esterno, con un ente terzo che validasse l’autoispezione. Non solo controllato, controllore ed autorizzatore sono la stessa cosa, ma politica ed organi tecnici anche, di mezzo ci sono i profitti divisi tra soci che si controllano e si autorizzano tra loro. In consiglio regionale intanto tacciono anche su questo, mentre a Roma le urgenze sono altre, come la cannabis, la Basilicata è sprofondata nei conflitti di interessi elevati ad arte di governo.
L’architettura dei consociati: Tecnoparco detiene il 0,54% del consorzio Research che al 2019 ha svolto lavori per oltre 80 milioni di euro:


E del consorzio fa parte anche Semataf:
