Gli altri movimenti – partiti politici costano di più è vero ed è universale, fiumi soldi per fare nulla o i fatti propri nella maggior parte dei casi, ma il Movimento 5 Stelle ha fatto della restituzione una bandiera, forse inutile anzi dannosa per la sua fittizia ricaduta territoriale, ove gli effetti tangibili delle restituzioni non hanno vere ricadute politiche ( se non elettoralistiche ) e la beneficenza che ne deriva viene sbandierata per prendere consensi. Premesso che occorrerebbe giustificare ciò che si prende, ed usare i soldi per lavorare nei territori, se ci fermiamo al solo rendiconto economico ( nella mancanza totale di quello politico ) alcune cose dell’ultima legislatura non tornano.
Il senatore rieletto, Vito Petrocelli avrebbe speso nell’ultima legislatura:

- per convegni ed attività sul territorio oltre 23mila euro ( per diversi mesi spesi oltre 1000 mille euro mensili di eventi sul territorio, come in: ottobre, settembre, agosto, gennaio 2017; agosto 2015 );
- una media di circa 3mila euro mensili di collaboratori e segreteria ai quali aggiungere per numerose mensilità altri 1000 euro mensili per “consulenze”, queste ultime prive di nomi e curriculum nonchè utilità ai fini dei lavori parlamentari, per le quali complessivamente sono stati spesi oltre 40mila euro, segreteria esclusa; ( in alcuni mesi come ottobre e novembre 2015 o novembre 2016 le sole consulenze sono costate dai 1300 euro a salire ed in alcuni mesi, come sul finire del 2016, si sarebbe pagato a rimborso un corso di formazione a 170 euro mensili non si sa per chi, in quale settore e per quali scopi );
- oltre quattromila euro di spese telefoniche complessive con mensilità, come nel periodo marzo – luglio 2016, ove la spesa telefonica media è stata di 570 euro al mese e difatti nel rendiconto assai generico e privo di ricevute o fatture allegate si parla di spese per internet, chiavette WIFI, spese telefoniche ed altri servizi, etc;
- non solo i rendiconti sono privi di documentazione fiscale pubblica ma il termine “altro” rientra non solo nelle sottosezioni di rendiconto ma addirittura come dicitura principale, infatti per “altro/altre spese”, oltre alle spese telefoniche, vi sono circa 2mila euro a parte di ignota spesa, anzi alla voce “altro” nel febbraio 2015 a fronte di 5mila euro guadagnati rendiconta a rimborso 10 euro di “altro”;
Liuzzi presenta un rendiconto molto più leggero di Petrocelli, anche lei ha ricorso alle anonime consulenze per oltre 12.000 euro, sempre prestate da ignoti per intangibili finalità da aggiungere sempre ai 3mila euro mensili di segreteria. Anche per lei per numerose mensilità la spesa telefonica supera i 150 euro, ed in alcuni mesi ( dicembre 2013 o settembre 2015 ) è compresa tra i 300 ed i 590 euro, sempre con rendiconti sommari. Per gli eventi sul territorio spesi oltre 9300 euro ( dei quali non si ha traccia e corrispondenza fiscale pubblica analogamente a Petrocelli ). Nel maggio 2016 la Liuzzi rendiconta 1 euro per la gestione dell’ufficio, e a novembre 2014, 2,57 euro per attività territoriali o 7,99 euro di telefono nell’agosto 2017 a fronte dei soliti stipendi di 5 mila euro mensili.
Perchè il digitalizzato sistema 5 stelle non calcola la produttività dei parlamentari a fronte dei soldi percepiti? Potremmo scoprire che i portavoce lucani ci sono costati 500 euro ad interrogazione? Oppure mille euro a comunicato stampa ? S’intende per comunicato, un articolo di stampa con valenza politica sostanziale e non autoreferenziale, o basato sul copia ed incolla del lavoro altrui o tratto dal blog nazionale, o riferito sempre ai soliti tagli di indennità o alla beneficenza fatta.
Che fine ha fatto poi il tfr dei parlamentari? Come possono i due parlamentari lucani aver speso insieme oltre 30mila euro di soli eventi sul territorio se molta gente si lamenta proprio della loro assenza e degli incontri regionali fatti su base annuale? Gli incontri pubblici dovrebbero essere alla luce del sole, quindi come giustificare tutti quei soldi a fronte di scarsissima e poco documentata attività territoriale? Trasparenza a metà: manca del tutto la documentazione fiscale di spesa, per non parlare dei curriculum di collaboratori, segretari e consulenti.
Per l’eurodeputato Pedicini invece il discorso è più complesso: al netto del fallimento del progetto Punto Zero ( bella iniziativa che stranamente si è arenata ), quando ho chiesto lumi sui suoi consulenti ho ricevuto prima silenzio e dopo ingiurie private anche gravi; i nomi non sono pubblici sui rendiconti ma in privato Pedicini ha detto di aver dato 5mila euro a testa a due laureati in medicina per la loro preziosa consulenza ( Manuel Tuzi ed Enrico Alagna ) il primo eletto alla Camera un mese e mezzo fa, membro di un Meet up romano, l’altro membro di un meet up di Marsala.
Sorge forte il dubbio a questo punto, che tra collaboratori e consulenti si finanzino le cordate. Si favoriscono parenti o capi bastone locali in cambio di futuri voti? Perchè non rendere trasparente e meritocratica la selezione di segretari e consulenti? Perchè non calcolare con semplici parametri la produttività degli eletti e magari legare ad essi una maggior libertà di spesa sul territorio invece che di obbligatoria restituzione al micro-credito?
Un vero rendiconto non dovrebbe essere politico oltre economico, e soprattutto quest’ultimo non forfettario ma comprovato dalla idonea documentazione? Perchè abbiamo pagato il viaggio dei nostri portavoce verso una dittatura come l’Azerbaijan? La risposta cincischiata di Petrocelli a Palazzo San Gervasio pochi mesi fa, nella quale dice di essere andato in Azerbaijan per dire personalmente no al Tap, sotto allegata, è ridicola: come dire che noi lucani dovremmo per dire no ad ENI o Total, recarci singolarmente a Roma o a Parigi facendoci pagare il viaggio con soldi pubblici, magari con la scusa di dire personalmente no alle trivelle chiedere anche un favore personale in camera caritatis? Mi chiedo perchè Petrocelli ed altri parlamentari siano ben accolti in Azerbaijan mentre Milena Gabanelli è interdetta dal medesimo stato? Questa è trasparenza, questo è merito o spesa virtuosa? Sembra vuoto marketing fatto non per distruggere il sistema ma per sostituirsi ad esso e lasciare i territori a se stessi in balia dei soliti vecchi potentati.
Passano gli anni ma i politici lucani, di tutti gli schieramenti, si barcamenano tra beneficenza pubblicizzata, soldi spesi in maniera non trasparente, collaboratori e consulenti anonimi, zero battaglie sul campo e vaghi comunicati o interrogazioni, stando sempre ben attendi a circumnavigare nomi e problemi; io ormai non vedo più alcuna differenza tra politica ed antipolitica, anzi sono tutte funzionali a lobby e criminalità che se non fosse per comitati e cittadini avrebbero nei territori resistenza zero.