Adesso possiamo considerare conclusa la prima campagna d’indagine sull’invaso di Monte Cotugno svolta tra prelievi di acqua e sedimenti in due punti dell’invaso di Senise ed uno concomitante su Policoro presso il rubinetto di un centro disabili ( a scuola non ci avevano permesso di prelevare ufficialmente ).

punto di prelievo del campione – dicembre 2018. Siamo a circa 200 metri in linea d’aria dal muro invaso ove nel 2018 documentammo l’anomala macchia rossa.

Purtroppo obiettivo raggiunto anche in questo caso: volevamo capire tra le decine di sostanze che né Arpab, né Acquedotto Lucano hanno mai ricercato nelle loro analisi ufficiali, se ci fosse qualche inquinante atipico che potesse essere presente contemporaneamente sia nell’invaso che nell’acqua di rete, comprendere se il problema fosse chiaramente di origine ambientale o sottoprodotto di una cattiva potabilizzazione, e se quest’ultima ne modificasse i tenori. Mentre rimane il mistero dei vari composti alogenati, tossici e cancerogeni, rilevati nei mesi precedenti presso diverse utenze domestiche policoresi e per le quali è stata depositata relativa denuncia, oggi possiamo dire che un’anomalia costante è sicuramente ambientale ed è già presente nella diga e tal quale arriva ai rubinetti degli utenti finali: il trimetilbenzene. Mentre Acquedotto Lucano non ci fornisce da mesi le caratteristiche tecniche precise degli agenti sanificanti usati ( marca, denominazione reagenti, foto e schede del prodotto e relativi capitolati di appalto dei medesimi nonchè modalità e quantitativi d’uso ) adesso possiamo dire carte alla mano che il trimetilbenzene è già presente nell’acqua della diga di Senise, quindi a monte del processo di potabilizzazione da noi monitorato, additivo artificiale rilevato a Policoro a novembre 2018, nella rete potabile, con tenori anche superiori rispetto all’invaso ( il trimetilbenzene 1,2,4 era stato misurato al rubinetto del Centro Smile di via Puglia a 0,0657 mcg/l nell’invaso è a 0,0258 ).

Parliamo di una sostanza sintetica, usata anche come additivo nella raffinazione petrolifera ma anche in altri processi industriali. E’ tossico, accumulabile nei grassi, non sarebbe cancerogeno ma gli studi a largo spettro sulla sua tossicità a lungo termine sono inesistenti o marginali. Basta leggere la scheda di sicurezza del prodotto per rendersi conto della sua tossicità generica a largo spettro. Aggiorneremo la denuncia e continueremo a monitorare e denunciare quello che le istituzioni volutamente omettono. Nei prossimi mesi allargheremo le indagini ad altri versanti o criticità potenziali della diga di Monte Cotugno: depuratori, discariche, siti contaminati, distributori di carburante ed altri corpi idrici tutti ricadenti a ridosso dell’invaso. Donazioni permettendo continueremo a svolgere anche le analisi chimiche del caso visto che nelle acque della diga ormai è acclarate la presenza concomitante di idrocarburi pesanti e trimetilbenzene. Subito però pretendiamo dalle autorità locali risposte chiare relative alla presenza di questo solvente nell’acqua d’invaso come in quella di rete e perchè questa sostanza oltrepassi indenne il processo di potabilizzazione.