Il 15 settembre l’ultimo atto di un carrozzone politico che come al solito ha ristorato qualche amico della politica e “trombato” qualche onesto lavoratore senza santi in Paradiso.

Ex Osservatorio Val d’Agri, insieme ad ex fondazione BRB oggi fuse in Farbas. Fondazioni regionali inglobate in altre fondazioni, un sistema di scatole cinesi della malapolitica locale nato per imbrigliare la verità sugli impatti ambientali e sanitari in Basilicata. Studi pagati con soldi regionali ancora oggi chiusi nei cassetti, e dall’altro lato politici locali, come Gianni Rosa, prima strenui oppositori a parole di fondazioni e legami troppo stretti tra compagnie petrolifere e Regione, oggi impegnati nel salvarle.

Abbiamo scritto tanto su queste vicende ma ultimamente abbiamo deciso di realizzare una videoinchiesta a puntate che immortalasse sulla pelle viva dei protagonisti la triste vicenda della FARBAS, tutt’ora attiva sulla carta ma in coma sul piano operativo.

Precari assunti come ricercatori, facilitatori che avrebbero dovuto ordinare le informazioni di Arpab, CNR, Unmig, aziende sanitarie etc e metterle a fruizione della cittadinanza: invece che potenziare Arpab e costringerla all’incontro con le comunità locali la Regione del malaffare aveva pensato di illudere un pò di persone con contratti precari ed interinali piuttosto che applicare le norme europee sulla trasparenza e la partecipazione popolare. Il risultato? Milioni di euro buttati dalla finestra per ora. Mentre associazioni come Cova Contro raccoglievano fondi in giro per la Regione a spese proprie, un pugno di burocrati amici della politica con qualche “accademico” Unibas ricevevano soldi da Potenza per non pubblicare niente o quasi…

La Farbas ha due sedi: una a Marsico, vuota ed inutilizzata da oltre un anno, pagata anche da Eni parrebbe con 300mila euro, frequentata costantemente, pare, da un solo lavoratore: armadi vuoti, registro visite vuoto e nonostante il vuoto la dirigenza Farbas, sotto Giovanni Mussuto, avrebbe l’anno scorso spostato carte ed uffici verso Potenza per la seconda sede. Giustissimo, anche se non fai niente devi avere la seconda sede.

Decine di migliaia di euro spese in arredi e PC, fatture importanti per la gestione di siti web scarni di informazioni, ma i dirigenti e gli scienziati Farbas, quelli del comitato tecnico-scientifico, i soldi ed i gettoni di presenza li hanno presi.

Tre giorni fa l’ultima pagliacciata: la Farbas si presta ad un evento politico con tanto di logo elettorale, come a dire saremo pure scienziati ma ci serve la pagnotta, quella data a metà da Pittella ora la Farbas la chiede al centro destra intanto l’Arpab è ancora sottodimensionata per personale, profili e strumentazione mentre le multinazionali continuano a fare quello che vogliono controllate solo da magistratura e cittadini.

Nelle prossime settimane inizieremo a pubblicare la nostra videoinchiesta su Farbas perchè oltre ai dati sull’inquinamento corre l’obbligo morale di raccogliere le storie delle vittime unitamente alle ipotesi di danno erariale e sprechi facilmente ravvisabili. Le multinazionali comandano la politica, la politica precarizza i controlli e la ricerca, i cittadini pagano le tasse per non aver nè controlli nè pubblici contraddittori ed il risultato è il modello di sottosviluppo eterodiretto chiamato Basilicata.

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.