Ricordate i prelievi fatti a maggio di quest’anno a Contrada Larossa – Montemurro? Mentre Arpab si occupa di promozione turistica e stagione balneare pubblicando sempre dati incompleti e facilmente contestabili, a Contrada Larossa è palese che via sia un fenomeno di inquinamento industriale indotto del quale è meglio non parlare, nonostante il Pertusillo sia a circa un chilometro da queste anomalie. Gli ultimi prelievi hanno rilevato una nuova contaminazione da idrocarburi pesanti nei suoli (idrocarburi artificiali non naturali, specificazione che Arpab omette sempre di evidenziare nei suoi rapporti – ndr) ma in più il laboratorio di analisi è rimasto stupito di come per la prima volta in decenni di lavoro il gascromatografo (che Arpab pare abbia acquistato ma che non possa utilizzare a causa della carenza di personale idoneo e per questo deve rivolgersi a laboratori privati o ad Arpa Campania, mentre non sappiamo se ne esista uno funzionante all’ex Agrobios – ndr) abbia registrato un picco enorme per il dimetil-tetraclorotereftalto volgarmente definito DCPA. E’ la molecola che nacque con un noto diserbante, altamente tossico e sospetto cancerogeno, il DACHTAL, bandito dalla UE nel 2009 ma che in realtà secondo database di settore, specializzati in brevetti di prodotti chimici, col tempo la molecola e relativi composti, ha trovato altre applicazioni, anche nell’estrazione petrolifera.

Alla ricerca del segreto industriale. Famosi docenti universitari interpellati non sono stati in grado di rispondere alle nostre preoccupazioni ma ricercando in siti tecnici abbiamo dapprima rilevato che il dimetil-tetraclorotereftalto ha diversi parenti e denominazioni ma che alla sezione dei brevetti ad esso correlati:

ne compare uno relativo all’impiego in ambito petrolifero di questa sostanza, mescolata ad altre, così descritto: “L’invenzione descrive un agente di controllo del profilo resistente alla temperatura e ai sali e un suo metodo di preparazione, appartenenti al campo tecnico dello sfruttamento petrolifero…omissis…l’invenzione ha buoni effetti resistenti alla temperatura e al sale…omissis… . La resistenza alla compressione raggiunge più di 5,1 MPa e il tasso di ostruzione raggiunge più del 97,8 percento. L’invenzione ha una certa elasticità, resistenza e funzione di ritenzione idrica, è resistente alla temperatura e al sale, ha una buona stabilità, può essere trattenuta a lungo in uno spazio tra gli strati per raggiungere gli scopi del controllo del profilo e dell’arresto dell’acqua, può entrare nel parte profonda di uno strato di petrolio sotto una certa pressione per formare un’efficace chiusura e può migliorare il rapporto di recupero del petrolio greggio del 30-38%.” Guarda caso in Val d’Agri da tempo si estrarrebbe da diversi pozzi più acqua di strato che greggio, con i problemi di “allagamento” e di produzione/costi annessi…curiosa coincidenza.

L’additivo, o polimero, sarebbe una invenzione cinese e l’EPA americana riporta tra le caratteristiche della sostanza trovata nei terreni di Montemurro: “…modulatore di proprietà dei fluidi, agenti antischiuma, agenti coagulanti, agenti di dispersione, emulsionanti, agenti di flottazione, agenti schiumogeni, regolatori di viscosità, ecc. ” tutte funzioni afferenti l’attività di estrazione e lavorazione petrolifera ma non solo, utili proprio per quei giacimenti in via di esaurimento ove l’acqua di strato aumenta ed il petrolio diminuisce e quindi per ottimizzare i costi serve dividere al meglio il greggio dallo scarto. Le nostre sono ipotesi ma che si basano su evidenze di laboratorio, letteratura correlata e forti indizi:

1 – la presenza di questo additivo artificiale accompagna la contaminazione da idrocarburi artificiali, è questo solo un caso o sono marcatori dell’inquinamento delle stessa attività industriale che li ha usati ed immessi sottoterra?

2 – se questa sostanza fossa considerata dall’industria petrolifera solubile in acqua od olio ciò vorrebbe dire che passa indenne il ciclo produttivo ed eventuali scarichi, e viene rilasciata consapevolmente nell’ambiente, giacimento incluso, nel quale non si possono iniettare sostanze diverse da quelle estratte, norma derogata dall’utilizzo massivo di drilling fluids dei quali non si conosce la fine?

3 – gli enti controllori devono immediatamente pretendere la pubblicazione, aspetto che chiediamo da anni, di tutte le sostanze di sintesi usate in tutto il processo estrattivo, dalle perforazioni alla reiniezione e svolgere analisi precise e puntuali su questi composti al fine di stabilire anche un nesso di responsabilità. Le leggi ambientali attuali danno alle Regioni la facoltà di allargare i controlli alle criticità locali, aggiornamento che gli enti locali non hanno mai svolto ricercando solo le sostanze previste originariamente dal testo unico ambientale, a tutto vantaggio degli inquinatori;

4 – Regione ed Arpab non hanno ufficialmente mai svolto analisi in gascromatografia ad alta risoluzione a contrada Larossa nonostante tutte le anomalie, per quale motivo anche questa volta i cittadini hanno dovuto pagare costose analisi ambientali presso laboratori privati non lucani?

5 – siamo sicuri che oltre le sostanze contestate dalla DDA di Potenza (MDEA e TEG, metildietanolammina e il glicole trietilenico) ai CTU non siano sfuggite altre sostanze di esclusiva origine artificiale come questa da noi rinvenuta quasi casualmente? Oppure nel tempo abbiamo una modifica nel parco additivi ? Come possiamo controllare gli impatti delle multinazionali che ogni anno brevettano nuove sostanze senza che in Arpab non ci sia nè un chimico esperto di chimica industriale, nè un chimico esperto di fisica dei composti, nè un esperto di fluidodinamica sotterranea o un idrogeologo/geochimico? Combattiamo i giganti che usano batteri modificati, polimeri e satelliti con metodiche di indagine ambientale di 40 anni fa?

Le analisi private non avranno valenza probatoria certa ed incontestabile come giustamente ha sottolineato nel servizio il giornalista RAI ex addetto stampa regionale all’epoca di De Filippo presidente, ma a tutti coloro che sottolineano questo aspetto, parlando del dito invece che della luna, ricordiamo che molti procedimenti ambientali, a partire dall’ILVA, sono iniziati dalle analisi di un privato svolte in maniera autonoma e non grazie all’intervento delle pubbliche autorità che in queste situazioni arrivano sempre tardi o impreparate quando non colluse. Peccato che il servizio non abbia sottolineato tutte le omissioni di Arpab che invece aveva l’obbligo di fare bene le analisi, di fatti ricordiamo anche le multe ricevute dall’ente regionale in materia di controlli parziali e non comunicati. Cova Contro proseguirà le indagini visto che in una democrazia i controlli dal basso sono fondamentali e non inutili come qualcuno in Basilicata cerca sempre di sottolineare, quasi a disincentivarli nonostante la stessa magistratura e la stessa Arpab in diverse occasioni abbiano confermato la bontà delle nostre indagini, ma si sa questo è il prezzo da pagare in una delle aree più depresse del continente europeo che non vuole nè inchieste nè approfondimenti.