Prosegue il programma “oil for food”: ormai il consenso è ricatto e scambio di diritti inalienabili.

Per me questo referendum è un danno erariale, anzi mi meraviglio come ad oggi la Corte Costituzionale non abbia tutelato la Costituzione da questo assalto dei “Nominati”.

Per un SI vola ogni genere di straccio e ricatto: i soldi per l’Ilva, il frecciarossa in Basilicata, la bonifica di Bagnoli, infrastrutture, pre-accordi sindacali per gli statali, promesse di nuove assunzioni nel pubblico, aumento delle minime, etc… diciamo che a questo giro l’Italia in buona parte si è scoperta essere una grande Basilicata – classi dirigenti che chiedono il SI in cambio anche di una frittura di pesce, e tutto questo accattonaggio riporta alla mente il celebre comizio di Marcello Pittella a Marconia di Pisticci, durante l’ultima campagna comunale, quando sommerso dai fischi rinfacciò alla comunità locale i soldi precedentemente assegnati dalla Regione ( soldi dei cittadini ma che Pittella vantava quasi come se fossero suoi ), lo stesso modo di fare visto anche dalla Boschi e da Renzi per i paventati finanziamenti olimpici a Roma o per quelli destinati a Torino. Meccanismo confermato esplicitamente dallo sceriffo De Luca con le celebri parole: “…cosa non abbiamo chiesto ( a Renzi – ndr )…sono fiumi di soldi, 2,7 miliardi di euro tra: Bagnoli, Pompei, Napoli, Terra dei Fuochi, Paestum, Ercolano, che dobbiamo chiedere più…”

Questi fatti si commentano da soli ( come la propaganda ignobile sulla sanità qui a fianco ) e gli italiani sono chiamati da un governo non eletto a modificare ciò che per definizione passa per un pronunciamento popolare, ossia la carta costituzionale. I veri problemi in Italia rimangono anche se vincesse il SI, anzi il SI sembra ignorare i veri problemi: mafia, lobby, trasparenza e sanzioni, salute, ambiente, conflitto d’interesse, partecipazione etc… altre sono le grandi tematiche ignorate da un SI che come le grandi lobby guarda al genero umano come ad un numero – è aberrante tutta questa profusione di soldi e tempo da parte del governo Renzi per finte soluzioni a finti problemi. A noi non serve una nazione più veloce e snella ma serve un livello di corruzione molto più basso ed una mafia sconfitta, a noi non servono meno politici ma più politici capaci ed onesti, per abolire il CNEL non serviva modificare il resto della Costituzione ( e comunque il personale finirà alla Corte Conti ) e semmai il vero problema del lavoro sono i contratti pseudo-schiavisti delle nuove generazioni, la mancanza di tutele previdenziali future per i lavoratori di oggi ed i precari, a noi non serve un paese più ricco ma una più equa distribuzione della ricchezza e del fisco: lo Stato deve recuperare centinaia di miliardi di euro di evasione/elusione, unitamente al dato che il 10% degli italiani possiede il 50% della ricchezza. Questa “finta nazione” il 4 dicembre è chiamata a fare la Nazione, almeno nell’urna, lì dove ricatto e bisogno non dovrebbero albergare.

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In Basilicata il SI porterà solo più inquinamento, peggiore vivibilità e livello di salute, e chi oggi è ricco e potente lo sarà ancora di più: il SI in Basilicata consoliderebbe i poli di una società con una ristretta cerchia di potenti, ricchi, influenti, conniventi con la criminalità e burattinai della politica contro una vasta platea di poveri ed emarginati che tra povertà assoluta e macerie di un ceto medio che non c’è più rimarrà o col cappello o con la valigia in mano, a meno che non si decida di prendere il forcone. Tutto sommato meglio un NO oggi che le violente forche domani.

 

Di Giorgio Santoriello

Laureato in Lettere, attivista amante della Basilicata ma poco dei lucani.