Cova Contro è riuscita, grazie al prezioso supporto della giornalista croata SANDRA CARIĆ HERCEG a finire sulla stampa croata e a scomodare due ministri, un gran risultato visto che in Italia non si scomodano neanche gli assessori regionali giudicandoci degli incompetenti. In sintesi: Cova Contro a gennaio, viene ripresa da svariati quotidiani nazionali e da Greenpeace Italia per il nostro primo caso studio satellitare (progetto Sciamano) ovvero l’inabissamento della piattaforma Ivana D. Dall’Italia mutismo delle autorità, dalla croazia invece no, ci hanno risposto due ministri dicendo che:

- nonostante il satellite vedesse una chiara e definita massa metallica vicino la piattaforma prima del crollo – il Ministero del Mare e delle Infrastrutture croato nega una potenziale collisione e nega la presenza di navi o altri nell’area interdetta alla navigazione, era tutto sotto controllo impossibile la collisione (parla solo di navi il governo croato non cita mai sottomarini-ndr) ed esclude anche qualsiasi sversamento di petrolio visto che estraeva gas (una cosa non esclude l’altra, gas e greggio convivono nei giacimenti e comunque l’anomalia nell’acqua è evidente quindi se non fosse petrolio dovrebbero spiegare cos’è). Il ministro croato Butkovic nega tutto, ma i nostri dati sono immagini satellitari non pareri, quindi perchè il ministro croato non pubblica immagini che sconfessano le nostre? Perchè non smentirci pubblicando le immagini del Clean Sea Net europeo di EMSA? Saremmo felici di incrociare i nostri dati con quelli del governo croato e solo da un sano contradditorio documenti alla mano giungere ad una verità condivisa ed oggettiva;
- perchè il governo croato e la commissione UE non pubblicano i dati sulle ispezioni e gli esami svolti per ricostruire la dinamica dell’affondamento di Ivana D?
- perchè la commissione UE esclude dall’EUOAG le associazioni di cittadini che praticano la citizen science in ambito petrolifero?
- il satellite vede uno sversamento di idrocarburi coincidente con la testa pozzo della piattaforma, ed i dati ESA non l’hanno visto?
- perchè le autorità croate parlano solo di navi quando in realtà la massa metallica potrebbe anche essere quella di un sottomarino in emersione come scritto dal Dott. Morigi nel primo articolo?
- la documentazione dell’INA sulla sicurezza della piattaforma, le indagini strutturali, le condizioni della testa pozzo non sono pubbliche, perchè? Questi controlli hanno ricevuto un audit terzo?
- anche il ministro dello sviluppo economico croato, Tomislav Coric, nega le tesi di Cova Contro ma anche lui annuncia indagini ma non pubblica alcun dato che sconfessi le nostre tesi;
- perchè le autorità croate parlano di: robot, ROV, boe, navi e subacquei ma semplicemente non acquisisce le immagini dell’area per gli stessi giorni da noi studiati e non le pubblicano a loro volta?
- sul giornale croato “Nacional” sempre nel dicembre 2020 compariva un articolo che andava nella direzione opposta a quella governativa e denunciava gravi anomalie ed omissioni nella gestione di INA delle piattaforme adriatiche;
- abbiamo consultato l’archivio di Marinetraffic/AIS e ci hanno confermato che nell’area alla data del 5 dicembre non c’erano imbarcazioni quindi la traccia radar è quasi certamente, andando per esclusione, quella di un sommergibile.

I nostri aggiornamenti tecnici a cura del Dott. Massimo Morigi:
attraverso la interpretazione visiva del Profile Plot (Fig. 10) riprendiamo la rilevazione della scena dell’affondamento con lo studio delle navi presenti nell’area nel periodo di tempo, probabilmente poco prima, della scomparsa della piattaforma Ivana D, parliamo della tecnica di “ship detection”(ESA)123. La ship detection permette di identificare, a livello puntuale, la presenza di corpi continui in mare (quindi tutto ciò che risponde fortemente al segnale radar), tra cui le navi, piattaforme petrolifere e sottomarini/sommergibili in emersione. Il mondo che afferisce ai database di tutte le piattaforme petrolifere, è un mondo poco penetrabile. L’immagine che segue (Fig. 1), ripresa da un illuminante articolo del 2016 di Gianluca Ruggeri dal titolo: “Le trivelle croate che non lo erano4“, ne rappresenta l’impraticabilità.

Il dato impiegato per questa analisi è l’immagine SAR (Radar ad Apertura Sintetica) di Sentinel-1 del 5 dicembre 2020 con tempo di acquisizione dalle ore 16:56:41 alle ore 16:58:08 UTC (Tempo Universale Coordinato). Il radar è un sistema elettromagnetico per la rilevazione e localizzazione di oggetti riflettenti quali aerei, navi, veicoli spaziali, veicoli generici; opera irradiando energia e rivelando il segnale dell’eco riflesso da un oggetto o da un bersaglio. I parametri di velocità e direzione del vento sono stati dedotti dall’elaborazione effettuata attraverso il dato Sentinel-1. Il segnale radar di ritorno del dato Sentinel-1 ha una doppia polarizzazione; la polarizzazione impiegata per la scoperta ed individuazione delle navi è la σVH. Le immagini che seguono (Fig. 2, 3 e 4) rappresentano i risultati delle elaborazioni finalizzate all’individuazione di tutti i corpi continui.

Fig. 2 – Particolare A, elaborazione e indicazione delle piattaforme di cui, n.c. – non conosciute – particolare B, risultato restituito nel post elaborazione.


E’ opportuno ricordare che, l’energia riflessa che ritorna al radar non solo indica la presenza di un bersaglio (corpo continuo), ma confrontando il segnale dell’eco ricevuto con il segnale trasmesso, la sua localizzazione può essere determinata insieme ad altre informazioni. Il radar può svolgere la sua funzione a distanze lunghe o corte e sotto condizioni impervie ai sensori ottici ed infrarossi. Esso può operare nell’oscurità, foschia, nebbia, pioggia e neve. La sua capacità di misurare una distanza con molta accuratezza e in tutte le condizioni meteorologiche è una delle sue caratteristiche più importanti5. Il Profile Plot restituisce la registrazione del segnale retrodiffuso che ha colpito i due corpi continui. Per quello di Ivana D, il valore del segnale retrodiffuso è netto e considerevole, mentre per il corpo continuo che non risulta poter essere una nave, è presente ma nettamente inferiore (quasi di oltre un terzo). I parametri di velocità e direzione del vento, elaborati attraverso l’analisi dei dati prodotti nel formato OCN sono presentati nella Fig. 5. Essi risultano essere: velocità del vento stimata tra i 60 e i 70 Km/h.

Ironia della sorte, nell’ottobre del 2016, uno studio che ripercorre esattamente i passi seguiti per l’elaborazione sopra descritta, fu presentato dal Gruppo EODAG, con oggetto – Sentinel-1 processing: ship detection with SNAP6, e realizzato nell’area in cui ricade la piattaforma Ivana D. I risultati sono presentati nella Fig. 6 sottostante.

Considerazioni finali.
L’elaborazione del dato Sentinel-1, attraverso l’impiego della tecnica “ship detection”, ha restituito esattamente, come avvenuto per quello del 2016, l’esatta localizzazione delle piattaforme. Il corpo continuo che inizialmente è stato identificato come una nave, dopo la verifica incrociata con il database storico di Marinetraffic/AIS che ha dato esito negativo riportando che non c’erano navi censite nell’area di Ivana D il 5 dicembre aumenta con forza l’ipotesi che la traccia radar (profile plot) da noi rilevata sia quella di un sottomarino in emersione. Questo non significa in alcun modo che ci sia un nesso tra la presenza potenziale di un sommergibile ed il crollo di Ivana D, ma che sicuramente le autorità croate non stanno dicendo la verità quando escludono a priori la presenza di unità navali nella zona. Inoltre, è ragionevole pensare che, con quelle proibitive condizioni (velocità del vento stimata tra i 60 e i 70 Km/h), pochissime navi avrebbero potuto affrontare un qualsiasi viaggio, ad eccezione di un qualcuno o qualcosa che avesse un “impellente bisogno di arrivare alla meta stabilita” e/o viaggiasse sott’acqua. A questo si aggiungono notizie proprio relative alla presenza di sommergibili russi nel Mediterraneo, ed alla loro potenziale esigenza di confondere la loro traccia radar da terra schermandosi con le piattaforme offshore, ammesso che parliamo di mezzi militari e non di altra natura, legati per esempio al narcotraffico. Studiando il segnale radar l’anomalia della figura 4 sarebbe un corpo metallico uniforme con dimensioni nettamente inferiori alla piattaforma Ivana D, la quale era alta 18 metri sopra la superficie del mare e pesante complessivamente 552 tonnellate7. Il valore registrato del corpo continuo non censito è di circa un terzo del valore della piattaforma Ivana D. Il corpo del sottomarino “Rostov sul Don”, in posizione di emersione, ha per esempio una altezza di circa sei metri e quindi i calcoli tornerebbero. Non c’è trasparenza e collaborazione sui dati civili, figuriamoci su quelli militari. Il governo croato perchè non confuta le nostre immagini con le immagini ESA/EMA che citano nella loro reprimenda? Ai dati si risponde coi dati, ed il radar non mente, lì c’era una massa metallica, artificiale, apparsa e poi scomparsa e lo scenario era molto più complesso di quello ricostruito dal governo croato che nega senza esibire dati precisi e puntuali come i nostri. Siamo a disposizione di chiunque voglia approfondire ulteriormente la vicenda.

Sitografia:
1 https://sentinel.esa.int/web/sentinel/user-guides/sentinel-1-sar/applications/maritime-monitoring
2 http://earth.esa.int/seasar2008/participants/100/pres_100_guillaumehajduch.pdf
3 https://earth.esa.int/c/document_library/get_file?folderId=233885&name=DLFE-2184.pdf
4 https://www.glistatigenerali.com/energia-economia-reale/le-trivelle-croate-che-non-lo-erano/
5 Merrill I. Skolnik: Introduction to Radar (Third Edition) – McGraw-Hill
6 https://eodag.readthedocs.io/en/stable/tutorials/tuto_ship_detection.html